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sabato 22 marzo 2025
 
 

Schönborn: «Pochi e umiliati, ma chiamati alla missione»

12/12/2013  È quanto devono fare i cattolici, dice il cardinale. A Vienna, e in Austria. Ma non solo. Appassionata e lucida lettura della crisi che la Chiesa sta vivendo in Europa. Con qualche possibile soluzione. Ecco la registrazione audio del suo intervento in Duomo, a Milano, ospite dell'arcivescovo cardinale Angelo Scola.

«Siamo umiliati, abbiamo perso la reputazione, siamo diventati pochi. Ma proprio in questa situazione il Signore ci chiama alla missione. In questo contesto dominato dallo scoraggiamento il Signore ci dice: "adesso andate fuori e annunciate la Buona Novella"». Ha raccontato il paradosso che caratterizza l'Austria cristiana, il cardinale Christoph Schönborn. Lo ha fatto in un gremitissimo Duomo di Milano, chiamato dal cardinale Angelo Scola a ragionare di come è possibile concepire l'evangelizzare, oggi, in una grande città, nell’ambito del programma pastorale “Il campo è il mondo”.

«Nell’arcidiocesi di Vienna», ha precisato il cardinale Christoph Schönborn, religioso domenicano d'origine boema, «ci sono 1 milione e 200mila cattolici». La Chiesa austriaca «ha sofferto diverse umiliazioni negli ultimi decenni», anche perché «storicamente è sempre stata la Chiesa imperiale, quindi vista come la Chiesa dei superiori verso cui non c’è fiducia». Attualmente «a Vienna solo il 38% dei cittadini si dice cattolico» per questo dobbiamo chiederci «cosa sarà la Chiesa in Austria nei prossimi 20 o 30 anni? La questione della missione diventa urgente». Innanzitutto «c’è un congedo doloroso da fare: lasciare il passato che non verrà più, la Chiesa sarà diversa e sarà missionaria» e dobbiamo avere «il coraggio di scendere» e di evitare «il liberalismo, che accetta tutto e perde il profilo della vita cristiana e il rigorismo, che vede solo la legge». Un’esperienza interessante «è quella di fare assemblee diocesane», ha ricordato l'arcivescovo di Vienna.

«C’è un atto specifico della nuova evangelizzazione: il faccia a faccia», ha detto ancora il cardinale Schönborn. Anche i vescovi, ha aggiunto, devono «parlare della propria esperienza dell’evangelizzazione personale» ma questo esige di «esporsi, di ammettere fallimenti e paure. Quando faccio una visita pastorale, faccio un momento di missione in strada. Io, cardinale, mi metto davanti alla stazione e do ai passanti un piccolo dono con qualche passo della Scrittura e un sorriso. Ogni volta che lo faccio torno contentissimo a casa, con una gioia che non si spiega, la gioia dell’evangelizzazione. Non mi aspetto che la gente la domenica dopo vada in chiesa, ma forse avrà ricevuto una piccola luce del Vangelo».

Nonostante la crisi di fede, «la santità esiste anche nella nostra vecchia Europa» e il cristiano è chiamato a «un impegno sia personale, sia sociale e politico», perché le «istituzioni sono carismi che hanno trovato una struttura sociale» e la Chiesa «ha questo dono in tutto il mondo: di essere carismatica e strutturale».

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