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sabato 30 settembre 2023
 
Schwazer
 

Schwazer, un oro che non luccica

01/08/2014  Parla Josef, padre dell'atleta altoatesino che, fermato per doping due anni fa, si è visto assegnare l'oro europeo revocato al russo Emelyanov per assunzione di sostanze non consentite.

“Ma che sapore ha, una giornata uggiosa…”. E’ il ritornello di una delle canzoni più celebri di Lucio Battisti. Già, da quando, due anni fa, il doping di Alex Schwazer venne smascherato, probabilmente tutte le giornate del marciatore bolzanino sono un po’ uggiose.
Ma poi neanche tanto, perchè adesso, come ci confessa il padre Josef, “è un cameriere felice”. E allora resta da chiedersi “che sapore ha” un oro postumo.
Perchè, a distanza di 4 anni la Iaaf, ferma per irregolarità nel passaporto biologico Emelyanov: il russo nel 2010 si impose con appena 20 centesimi di vantaggio. Due anni più tardi emerse la positività del nostro, certamente più eclatante, ma il regolamento della federatletica mondiale è chiaro: non esistono prove che Schwazer all’epoca fosse dopato e allora può festeggiare il primo titolo europeo della carriera, dopo l’alloro olimpico del 2008, a Pechino. Sono vittorie proverbialmente di Pirro, poichè Alex è squalificato per un altro anno e mezzo e comunque molto difficilmente tornerà a marciare. Intanto si è rifatto una vita, anche senza la pattinatrice Carolina Kostner.
E’ tornato a vivere con il padre Josef, 55 anni, tecnico della provincia di Bolzano, e con la madre Marie Louise, 56enne bidella. Il fratello minore Oliver a 21 anni va a studiare a Londra, dopo il ciclo di tedesco e ladino terminato a Innsbruck, in Austria: i fratelli Schwazer erano popolari per la pubblicità televisiva della Kinder.

“Alex - racconta il papà - non può esultare per questo alloro, dopo un quadriennio. Il suo stop è relativo, in questo caso. Gli accadde nel 2010, scalò una posizione nel podio di una gara di coppa del mondo di 2-3 anni prima, in Russia, per la squalifica del russo Kanakin. Questo titolo non conta: è bello festeggiare il giorno stesso, già avere una notizia positiva a distanza di una settimana fa svanire la gioia”.
Il disinteresse è tale che mamma Schwazer aveva saputo dalla nostra telefonata di questo argento europeo diventato oro. “Sto andando a prendere in stazione l’altro mio figlio - taglia corto -. In questo momento ho altre priorità”. “Alex - riprende il padre - studia management sportivo e fa un po’ il cameriere, a Innsbruck.
E’ in Austria, eppure a soli 50 chilometri da casa. Lavora in un ristorante dalla primavera di un anno fa, è molto contento”. Niente Masterchef, peraltro, serve ai tavoli e basta, seguendo l’esempio dei genitori, che mai si sono montati la testa, neanche quando Alex sembrava in grado di mantenere da solo l’intera famiglia. Il papà garantisce che non l’ha più visto piangere, per l’atletica, e neanche per Carolina, bronzo olimpico alle Olimpiadi invernali di Sochi. La pattinatrice di Ortisei ha una storia con il collega ceco Tomas Verner. “Però sente ancora Alex, sono rimasti amici.
E nel suo cuore non l’ha sostituita”. La 50 chilometri di marcia è la specialità più faticosa dell’atletica leggera, Schwazer la avvicenda con la bicicletta e le corse in montagna, ai 1450 metri di Racines, il più piccolo paese che abbia partorito un campione olimpico. Quell’oro resiste, pulito.

 
 
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