L’autunno caldo avrà il suo culmine il prossimo 5 dicembre. Per quel giorno infatti la Cgil ha proclamato uno sciopero generale di otto ore, con manifestazioni in tutta Italia, contro la legge di stabilità e il Jobs Act. Il segretario Susanna Camusso ha rivolta la proposta anche alla Cisl e alla Uil, ma queste due ultime confederazioni hanno finora dichiarato che non aderiranno. Prima di andare in piazza lo sciopero arriva sui social network e si trasforma in polemica. Lo spunto è il giorno prescelto: un venerdì. Che va ad appiccicarsi al ponte dell’Immacolata. In pratica aggiunge un giorno ai due già previsti dal calendario.
Il dirigente del Pd Ernesto Carbone con un tweet si guadagna il lancio della giornata: “Il ponte è servito”, proclama. Come hashtag sceglie “coincidenze”. Replica il leader della Fiom: «Sciopero ponte? Sciocchezze. La cosa mi fa solo ridere. Basta guardare le piazze, sono strapiene. Senza considerare che uno sciopero costa molto ad un lavoratore. È una vera sciocchezza dire questo». La scelta del giorno però ha dato la stura sui social networks; tutti si chiedono che senso aveva proclamare uno sciopero così importante non a metà settimana ma appiccicato a un ponte natalizio. Ma al di là della data, è lecito chiedersi quale sarà l’impatto sugli italiani che il ponte non lo fanno e che restano a casa e soprattutto sull’economia italiana, già abbastanza in ginocchio. Davvero non c’erano altre forme di lotta? Davvero lo sciopero, un’arma ottocentesca, era l’unica soluzione?