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mercoledì 19 marzo 2025
 
 

Se scompaiono le api...

12/04/2013  Aggredite dai pesticidi, le api stanno scomparendo, negli Usa come in Europa. Una minaccia anche per la salute degli alrti animali e degli uomini.

A come…ape. Il primo ingresso in un’aula scolastica è stato segnato per generazioni di studenti da questi cartelloni con una grande lettera e il disegno dell’animale, pianta, oggetto corrispondente. Speriamo però che non diventi presto A come…assente.  

Le api infatti stanno scomparendo. Dal 2004 il declino delle api ha lasciato il Nord America con il minor numero di impollinatori domestici degli ultimi 50 anni. La mancanza di approfonditi programmi di monitoraggio porta a una notevole incertezza della portata di questo declino. Ciò nonostante, le perdite attualmente note sono impressionanti. Negli ultimi inverni in Europa la mortalità delle colonie di api è stata in media di circa il 20% (con una forbice che va dall’1,8 al 53% tra i diversi Paesi).  

Greenpeace ha appena pubblicato il rapporto “Api in declino - le minacce agli insetti impollinatori e all’agricoltura europea”, che mette in evidenza l'importanza sia ecologica che economica di proteggere e mantenere in buone condizioni le popolazioni di api e la necessità di eliminare dalle pratiche agricole i pesticidi che le minacciano.  

Non è solo l’immaginario infantile minacciato o la produzione di miele, polline e pappa reale. Senza api, e altri insetti impollinatori, fino al 75 per cento delle colture potrebbe rischiare di subire una riduzione di produttività. Frutta e verdura sarebbero le più colpite, e tra queste ne risentirebbe soprattutto la produzione di mele, fragole, pomodori e mandorle.  

Secondo il rapporto, la stima più recente dei benefici economici a livello globale, per il valore delle colture che dipendono dall'impollinazione naturale, ammonta a circa 265 miliardi di euro, anche se calcolare il valore reale dell'impollinazione sarebbe impossibile.   La richiesta di Greenpeace (salviamoleapi.org) è di promuovere un'agricoltura di stampo ecologico. In particolare bisogna bandire alcuni pesticidi, tra i quali i neonicotinoidi, che rivestono il ruolo di veri e propri killer. Oltre ai fenomeni di intossicazione acuta che portano alla morte immediata delle api, questi pesticidi danneggiano la capacità di approvvigionamento del cibo e creano problemi d’orientamento e apprendimento. E naturalmente gli insetti diventano più vulnerabili a malattie e parassiti.  


“Le evidenze scientifiche sulle conseguenze dei pesticidi più dannosi per le api sono chiare. Non possiamo permetterci di perdere le api e il resto degli impollinatori naturali” afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace. “La drastica riduzione delle api è solo un sintomo di un sistema agricolo che ha fallito, basato sull'uso intensivo di prodotti chimici per servire gli interessi di potenti multinazionali”.  

La Commissione europea ha proposto lo scorso 15 marzo un bando di tre neonicotinoidi, un primo passo per arrivare presto, si spera, a vietare tutti i pesticidi dannosi per le api e gli altri impollinatori. In Italia questi tre pesticidi   sono già stati sospesi dal 2008 per il trattamento delle sementi. Le stesse sostanze vengono però comunque diffuse in ambiente tramite formulazioni differenti e anche lo scorso anno sono stati registrati spopolamenti di alveari, in particolare in corrispondenza di coltivazioni intensive soggette a trattamenti con pesticidi come mais, vite e melo.  

Dagli Stati Uniti arriva poi un nuovo studio commissionato dall’American Bird Conservancy secondo cui i pesticidi killer delle api avrebbero effetti simili sugli uccelli e i piccoli mammiferi, che mangiano i semi appena piantati, anche quelli pieni di pesticidi. Un solo chicco di mais trattato ucciderebbe i piccoli uccelli e farebbe ammalare quelli grandi. Più allarmanti ancora sono i dettagli sugli scarichi agricoli con conseguente contaminazione degli ambienti acquatici, dai fiumi alle falde idriche.  

Guai a pensare che il problema non ci riguardi, visto che secondo il rapporto nazionale “Pesticidi nelle acque 2013”, appena reso noto dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), metà delle acque italiane sarebbero contaminate da pesticidi e il 13,2% delle acque superficiali mostra livelli di tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti. Si parla addirittura anche di 23 sostanze diverse in solo campione, potenzialmente pericolose anche per l’uomo. 

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