Lusingato e frastornato. Roberto Vecchioni ha appreso stanotte, dal Corriere, la notizia che il suo nome è entrato nella lista dei candidati alla Nobel per letteratura, lui che non troppo tempo fa si era pubblicamente augurato che l'Accademia di Svezia si accorgesse di Alda Merini.
Al telefono arriva la moglie e si capisce subito che la famiglia sta ancora cercando di metabolizzare l'idea: Vecchioni non è lì e al telefono non può venire, ma la moglie ne traduce per suo conto i sentimenti terremotati: la scelta è di non commentare così, a caldissimo, perché le parole giuste devono trovare la strada attraverso un'emozione troppo intensa e confusa e per il momento prevale il contrasto tra il sentirsi onorati di una cosa che, arrivata così ex abrupto, fulmine a ciel sereno in una notta qualsiasi, sembra persino troppo grande e il bisogno di sapere qualcosa di più preciso prima di avventurarsi.
Anche perché Vecchioni con le parole non ha fatto solo canzoni: ha insegnato per anni lettere e si è spesso fatto tramite anche con le canzoni di letteratura vera: si pensi agli echi di Omero, Saffo, Pessoa, Dante passati nei suoi testi e ai romanzi, ormai numerosi: e se l'Accademia, dopo aver analizzato tutto a fondo, invece che alle canzoni si fosse decisa a candidarlo per quelli?
Chi può dirlo? Al momento neanche l'interessato.