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martedì 08 ottobre 2024
 
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Sconfinata dolcezza, Ferrero tra le aziende con un ottima reputazione

16/02/2015  Il Reputation Institute di New York premia la qualità del gruppo di Alba (Cuneo), da tempo attivo e apprezzato in tutti i continenti.

Ha battuto una concorrenza agguerrita, infarcita di bei nomi. La svedese Ikea, per dire, è arrivata seconda, seguita da Johnson & Johnson (Usa), Petrobras e Sadia (entrambe brasiliane), Nintendo (Giappone), Dior (Francia), Kraft foods (Usa) e Mercadona (Spagna): la Singapore Airlines è al decimo posto, giusto per limitarci a scrutare la parte alta della classifica.

Il gruppo Ferrero ha vinto uno dei “campionati mondiali” più curiosi e al tempo stesso più ambìti dalle aziende del pianeta, quello curato dal Reputation Institute di New York, che ogni anno compila l’elenco delle aziende con la miglior reputazione presso il pubblico.
Magico potere di tante dolci prelibatezze, ma soprattutto della mitica Nutella, apprezzata ovunque, capace addirittura di spingersi sin sulla linea del fronte, visto che se ne trovano confezioni sia a Kabul che a Baghdad. «Ferrero accanto alla Ferrari, l’eccellenza italiana all’estero oggi si declina al plurale», commenta Francesco Paolo Fulci, 78 anni, dal primo febbraio 2000 vicepresidente della Ferrero international dopo essere stato diplomatico di lungo corso, con tappe significative a Tokyo, Parigi, Mosca, Bruxelles (ambasciatore alla Nato) e New York (rappresentante permanente presso le Nazioni Unite; bloccò il tentativo della Germania e del Giappone di diventare membri permanenti del Consiglio di sicurezza, a danno del nostro Paese). «Il prestigioso riconoscimento premia chi, come questo gruppo, produce ricchezza vera e duratura, non virtuale o effimera.
È altresì il sigillo di una filosofia. Michele Ferrero, figlio del fondatore e padre dei due attuali amministratori delegati (Giovanni e Pietro), è da sempre fedele al motto “lavorare, creare, donare”.

L’unica madre dei successi è la fatica». La Ferrero è quanto di più glocal esista. «È, infatti, una multinazionale, dunque globale per definizione, dal momento che conta 14 stabilimenti, dall’Australia a mezza Europa, dal Canada e dagli Usa al Brasile e al Sudafrica, ma è altresì fieramente locale, poiché è da sempre radicata ad Alba (Cuneo), dove tutto cominciò», dice Fulci.
Che prosegue: «Affronto le stesse sfide che incontrai all’Onu. Là servivo gli interessi del mio Paese. Qui opero per uno dei fiori all’occhiello dell’economia nazionale. La ricetta per vincere è la stessa. Primo: individuare obiettivi precisi, da perseguire con determinazione. Secondo: disporre di un team di collaboratori adeguato. Terzo: trovare alleati. Quarto: lavorare sodo». Tutto questo genera qualità. Che qualcuno tenta di copiare senza tanti complimenti. «In Cina, la Montresor ci imitava commercializzando i Tresor Dor, uguali ai Ferrero Rocher», conclude Fulci. «Facemmo causa.

Perdemmo in prima istanza, vincemmo in appello e il 7 aprile 2008 la Corte Suprema di Pechino ci diede definitivamente ragione. Il 14 aprile 2009, invece, è stata la Corte Suprema arbitrale russa a dichiararci vincitori nella battaglia legale per la tutela del marchio legato ai cioccolatini Raffaello: l’azienda Landrin ne produceva di molto simili ai nostri. Ho fatto fruttare l’esperienza maturata all’Onu e le amicizie intessute al Palazzo di Vetro. Molti dei miei colleghi di allora sono diventati ministri degli Esteri: a essi ho presentato il prestigioso mondo della Ferrero. È il caso, ad esempio, di Li Zhaoxing, in Cina, di Sergej Lavrov, in Russia, e di Celso Amorim, in Brasile».

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I funerali di Michele Ferrero. Folla ad Alba, presenti Renzi e Prodi
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