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giovedì 03 ottobre 2024
 
 

"E' un modo per porre al centro dell'attenzione il bambino"

05/09/2015  Parla una delle insegnanti che partecipano al progetto di Rimini della scuola del gratuito, che rinuncia al voto.Anche i suoi figli frequentano l'istituto.

Lucia Bolcato ha 52 anni e da 25 insegna nella scuola primaria. Attualmente lavora a Rimini, la sua città. Fa parte della Papa Giovanni e ha due figli naturali ma la sua è una famiglia affidataria aperta all’accoglienza. Da qualche anno sta sperimentando il modello pedagogico della scuola del gratuito.

“Ho cominciato quando i miei bambini erano in prima, adesso stanno per cominciare la quinta e devo dire che sono cresciuti in autonomia e senso di responsabilità. Sono molto soddisfatta”.

E i genitori come hanno preso l’assenza di voti?
“Bisogna dire che il non voto è solo l’aspetto più appariscente del progetto. I genitori comunque sono stati coinvolti sin dall’inizio. Nella scuola del gratuito cambia necessariamente anche la didattica: si parte dal bambino e dalla sua curiosità, dalla sua voglia di crescere e di imparare. Si punta sul dialogo, sulla relazione”.

E come ha fatto con le pagelle? Lì i voti sono obbligatori…
“Le pagelle sono un obbligo di legge, non posso sottrarmi, però sono d’accordo con i genitori che non le fanno vedere ai bambini. I miei alunni sono sereni, liberi di esprimersi. Ognuno dà quello che può dare”.

E le verifiche?
“Io preferisco chiamarle prove, un termine che non implica necessariamente un giudizio. Le correggiamo insieme. Si parte da una autovalutazione, loro stessi ammettono “questa volta non ho fatto bene, andrà meglio la prossima volta”. Poi naturalmente intervengo io, e la correzione diventa collettiva”.

Lei nella sua classe è l’insegnante prevalente?
“Sì, devo dire che questo è un privilegio. Insegno tutte le materie meno Inglese e Religione, ma le mie colleghe sono coinvolte nel progetto. In ogni caso, anche se fossero contrarie, questo non sarebbe un problema. Noi non vogliamo assolutamente prevaricare ma siamo aperti al confronto, accettiamo idee diverse dalle nostre”.

Lei fa parte della Papa Giovanni, ha una vocazione. Pensa che questo modello sia esportabile?

“Assolutamente. Ci sono altre scuole che lo stanno sperimentando, e non tutti gli insegnanti appartengono alla Papa Giovanni. Mi creda, con la scuola del gratuito viene meno la competitività tra i bambini ma soprattutto tra le loro famiglie e si apre un mondo di creatività e di voglia di conoscenza”.

Mi sembra di cogliere un’affinità molto forte con la scuola di don Milani…

“Certamente. Don Milani partiva dagli ultimi e nella scuola del gratuito chi è in difficoltà viene coinvolto e aiutato. Non solo dall’insegnante, ma da tutto il gruppo”.

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