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martedì 13 maggio 2025
 
 

"Uno strumento utile, da maneggiare con cura"

05/09/2015  Tolti i primi anni delle elementari, il voto può aiutare il bambino a valutare il suo lavoro, purché non venga usato come un modo per giudicare la persona. Il parere di Cristina Petit.

“Io sposterei il cuore del discorso. Il problema non è “voto sì o voto no”, ma come lo si dà. Quello che conta, in altre parole, è la relazione che si crea tra lo studente, bambino o ragazzo che sia, e chi esprime quel voto”.

Cristina Petit insegna in una scuola elementare di Bologna. Ha insegnato anche alle medie ed è ormai una scrittrice affermata. Il mondo dei bambini - è diventata famosa col blog “maestra piccola” - è sempre presente nella sua scrittura, anche quando è rivolta agli adulti.

Quindi lei non è favorevole al non voto?

“Per la mia esperienza di insegnante dare voti numerici è poco significativo nei primissimi anni della scuola elementare. Dopo, a partire dalla terza, quarta del primo ciclo, il discorso è diverso. Aumenta la consapevolezza e il voto può essere di stimolo e parte strutturante del percorso educativo. A condizione di saperlo maneggiare. Non deve arrivare come una mazzata sulla testa dello studente”.

Cosa che purtroppo capita…
“Io ne so qualcosa. Pensi che al liceo, in cinque anni, la mia insegnante di lettere non mi ha mai dato la sufficienza nei temi. Per me è stata una cosa molto dolorosa. Lo ripeto, il voto è uno strumento utile che va però maneggiato con sensibilità e con molta attenzione. L’importante è che il ragazzo capisca che il voto è relativo a una prestazione e che non è mai definitivo. E invece, purtroppo, molte volte quel ragazzo diventa un “6”, quell’altro un “otto””.

C’è anche il problema della reazione dei genitori al successo o insuccesso dei figli…
“Assolutamente, il voto va gestito tenendo a bada soprattutto i genitori. E con un occhio di riguardo alla “fascia bassa”. I ragazzi in difficoltà non devono viverlo come una spada di damocle. Di fronte a un “4”, il mio dovere di insegnante è quello di capire che cosa c’è dietro. E’ un obbligo cui non posso sottrarmi. Le cause possono essere tante, molte volte l’insufficienza non è legata solo alla mancanza di studio e di impegno. Lo ripeto. Il voto va gestito sempre all’interno di una relazione”.

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