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venerdì 13 dicembre 2024
 
 

Scuola cattolica, diritto di scelta

21/04/2012  Gli istituti gestiti da religiosi e religiose lamentano gravi problemi economici frutto di una sistematica discriminazione. Convegni a Torino (con tafferugli finali) e a Firenze.

«Il sistema della scuola paritaria in Piemonte genera per le casse del Ministero dell'Istruzione un risparmio di 361 milioni di euro, 260 provenienti dalla scuola paritaria dell'infanzia e dalle primarie, 101 milioni dalla secondaria di primo e secondo grado». Lo ha dichiarato il neopresidente nazionale dell'Agesc (l'Associazione genitori scuole cattoliche), Roberto Gontero, a margine della prima Conferenza regionale sulla scuola promossa, sabato 21 aprile, dalla Conferenza episcopale piemontese. 


Un incontro affollatissimo (1.600 circa le persone registrate che hanno riempito il salone del Teatro Nuovo e altre due salette attigue). Ma anche un convegno blindato, dal momento che la partecipazione ai lavori dei ministri Elsa Fornero (Lavoro) e Francesco Profumo (Istruzione, università e ricerca) ha richiamato un centinaio di lavoratori precari, aderenti ai Cobas e ai sindacati di base, affiancati da qualche decina di studenti che hanno contestato per strada gli esponenti del Governo, dando vita, alla fine della Conferenza, a scontri con Polizia e Carabinieri presenti in gran numero.

«Dal punto di vista finanziario - ha detto Gontero - se si suddivide la spesa statale per il numero complessivo degli allievi di scuole statali e paritarie, emerge che per ogni allievo della scuola dell'infanzia e della primaria, che frequenta la scuola statale, la spesa pubblica è di 6.351 euro all'anno, contro i 610 euro spesi dallo Stato per ogni allievo che frequenta la scuola paritaria. Nei livelli della secondaria di primo e secondo grado risulta che lo Stato per ogni allievo delle scuole statali eroga 6.888 euro all'anno, a differenza dei 60 erogati per ogni allievo delle paritarie degli stessi livelli». Secondo i dati elaborati dalla Fidae (Federazione istituti di attività educative) il numero degli alunni, infanzia inclusa, delle scuole cattoliche in Piemonte (631 istituti, 2.420 classi in totale, 3696 docenti, di cui 545 religiosi), risulta essere di 54.201. 

Per rendere chiari natura e obiettivi della Conferenza è stata preparata una mozione firmata da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente  della Conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta (Cep), da monsignor Enrico Masseroni, arcivescovo di Vercelli e delegato Cep per la Scuola, nonché da una serien di associazioni che operano nel mondo della scuola: Age, Agesc, Aimc, Cdo, Ciofs Scuola, Cnos Scuola, Confap, Diesse, Disal, Fidae, Fism, Forma.


Ribadita la vocazione educativa della scuola paritaria cattolica, richiamata l'attenzione anche sul versante della formazione professionale, sottolineato il pieno coinvolgimento - sul versante educativo - di professori e genitori, il documento si chiude con una rivendicazione: «A nome di tutte le famiglie, alunni, dirigenti e docenti, e di tutte le scuole paritarie cattoliche del  Piemonte e della Valle d’Aosta, chiediamo che si giunga alla piena attuazione della legge di parità, soprattutto nelle sue giuste ed eque conseguenze di natura economica, identificando uno strumento finanziario, che lo consenta in modo sicuro e permanente».


Portando il saluto della città, il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha ricordato i suoi 9 anni passati a studiare dai Gesuiti e s'è detto favorevole al pluralismo  alla sussidiarietà. Sul tema delle scuole paritarie il ministro Francesco Profumo ha promesso «l'apertura di un tavolo tecnico relativo all'applicazione della legge 62/200, così da poter fare le necessarie valutazioni». Perché «le difficoltà sono evidenti, ma dobbiamo lavorare per l'Italia di domani». Tra le priorità più urgenti per la scuola italiana, il ministro ha messo in luce «un assoluto bisogno di sicurezza, a cominciare dagli edifici. Molte delle scuole attualmente in uso sono state costruite prima degli anni '80, alcune risalgono agli anni '50 o a periodi precedenti. Una situazione che va affrontata al più presto. Anche questo può essere un modo per far ripartire l'economia».

Il ministro Elsa Fornero si è rivolta alla platea definendosi «prima di tutto un'educatrice.Ho la fortuna di condividere con voi uno dei lavori più belli che si possano immaginare». Poi ha analizzato le relazioni tra il mondo della scuola e quello del lavoro. «Nonostante le critiche, la riforma del lavoro proposta dal Governo è una riforma equilibrata, che cerca di mettere al centro i giovani. Un esempio è il piano per l'apprendistato. Il ministero è anche attento al tema della formazione professionale, troppe volte svilita e denigrata negli ultimi decenni». Dopo una riflessione sugli squilibri nord Sud il ministro ha concluso dicendo: «Mi rincuora vedere all'interno di questa sala un clima costruttivo. E' proprio questo clima che troppo spesso manca nella politica, sostituito dall'atteggiamento distruttivo a ogni costo e dalla lamentazione, pur in molti casi comprensibile».

Finito il suo intervento, all'uscita dal Teatro Nuovo, il gruppo di contestatori ha lanciato uova e acceso qualche fumogeno. Le Forze dell'ordine hanno compiuto delle cariche d'alleggerimento.

Alberto Chiara

I membri della Confederex (Confederazione Italiana Ex Alunni e Alunne della Scuola Cattolica) hanno alle spalle scelte, percorsi professionali e di vita diversissimi. Eppure c'è qualcosa che li accomuna, un'esperienza vissuta in gioventù e poi sempre custodita nel cassetto dei ricordi speciali. Una storia che non si esaurisce nella nostalgia, ma che dà lo slancio per affrontare la realtà di oggi, tra emergenze educative, problemi economici e bisogno di rinnovamento. Ecco il senso del convegno che si tiene a Firenze sabato 21 aprile. L'incontro, organizzato dalla Confederex, è rivolto a operatori, dirigenti e rappresentanti di associazioni legate al mondo della scuola cattolica: quindi non solo ex allievi, ma anche genitori e insegnanti. La scelta del tema, "Educare alla vita buona del Vangelo", è in sintonia con l'invito della Conferenza Episcopale Italiana, che ha proposto di dedicare il decennio 2010-2020 alla riflessione sui problemi educativi.

Così gli allievi di ieri lanciano un ponte verso quelli di oggi. «Molte persone che hanno frequentato la scuola cattolica continuano a sentirsi parte di una comunità, anche a distanza di decenni  - racconta Claudio Andreoli, presidente nazionale Confederex - Tutto questo è possibile grazie ai rapporti umani, a quel legame speciale costruito con un insegnante, di solito un religioso, che diventava un punto di riferimento forte. Le nuove generazioni incontrano più difficoltà a instaurare rapporti profondi, decisivi per la vita».


L'allarme sull'emergenza educativa non è certo storia di oggi. Se ne discute da anni e già nel 2007, incontrando il clero romano, papa Benedetto XVI richiamava l'attenzione su questo problema, che proprio nella scuola trova un nodo cruciale. Le istituzioni cattoliche si sentono quanto mai coinvolte «Una scuola costruita su fondamenti religiosi – prosegue Andreoli – deve soprattutto essere attenta alle priorità della vita, proprio quelle su cui i ragazzi, sbatacchiati tra mille messaggi e stimoli, faticano a riflettere. Si possono scegliere metodi e percorsi diversi, ma l'importante è che al centro continui a esserci il Vangelo, con le sue domande che parlano al cuore dell'uomo».

Tante sono le sfide da affrontare. E non sono solo di natura educativa. Secondo gli ultimi dati Fidae, la Federazione delle scuole cattoliche italiane, ogni anno nel nostro Paese tra le  60 e le 70 scuole cattoliche sono costrette a chiudere i battenti per mancanza di risorse. In base alla legge 62/2000 le scuole paritarie, pur non essendo statati, vengono riconosciute come scuole pubbliche.


«Il problema – fa notare Andreoli – è che la legge non è mai stata corredata di un allegato relativo alla parte economica. Ciò significa che non esiste una disciplina per l'erogazione dei contributi, che vengono dati 'ora qui ora là' in modo diseguale. Inoltre, spesso i finanziamenti arrivano con anni di ritardo, e questo rischia di dare alle scuole il colpo di grazia, soprattutto a quelle gestite da congregazioni piccole. Ci rendiamo conto del momento di estrema difficoltà in cui si trova il nostro Paese, quindi non pretendiamo una soluzione immediata. Chiediamo però al Governo di iniziare a colmare la lacuna prevedendo un allegato economico alla legge del 2000». 

Al convegno sull'emergenza educativa partecipano monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole, monsignor Alberto Silvani, vescovo di Volterra e presidente della Commissione Scuola e Università della Conferenza Episcopale Toscana, don Massimo Marretti, direttore Ufficio Scuola dell'Arcidiocesi di Firenze. E' presente anche una delegazione del Ministero dell'Istruzione. I lavori si aprono con la relazione di monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza Bobbio e presidente della Commissione Scuola e Università Cei. La riflessione prosegue con gli interventi di Paola Dal Toso (segretaria Generale Consulta Nazionale Associazioni Laicali), Maria Grazia Colombo (presidente nazionale emerita Associazione Genitori Scuole Cattoliche) e don Francesco Macrì (presidente nazionale Fidae). 

Lorenzo Montanaro

«Sono un ex allievo, fierodi esserlo. Dalla terza media alla maturità scientifica ho frequentato l’Istituto Villa Ranchibile, di Palermo».  Francesco Muceo, 45 anni, sposato, oggi è un funzionario di banca. «Crescendo ho avuto modo di conoscere sempre meglio, apprezzandolo, il carisma del Santo dei giovani. Come me, molti altri. Alla Confederazione mondiale degli ex allievi ed ex allieve di don Bosco, che presiedo dal 2004, sono iscritte oltre 83.000 persone sparse in 94 Paesi».


È tempo di congressi. «Ci ritroviamo a Valdocco, nel cuore di Torino, dove tutto cominciò», prosegue Muceo. Appuntamento tra il 26 e il 29 aprile. Circa 400 i delegati, in rappresentanzadi un po’ tutte le parti del mondo. È prevista, tra le altre, la presenza del Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva. «Chiudiamo con una certa solennità l’anno centenario. La Confederazionemondiale, infatti, nacque ufficialmentenel 1911. Ma come si può ben immaginare, la consuetudine tra il Santo e coloro che erano passati da scuole o da oratori salesiani è precedente». Galeotto fu il caffè. «Ando così», spiega Francesco Muceo. «Un gruppo di ex allievi artigiani di Valdocco, guidati dal capo rilegatore Carlo Gastini, andò da don Giovanni Bosco il giorno del suo onomastico, il 24 giugno1870, per esprimergli tutta la loro riconoscenza. Portavano in dono delle tazzine. Quel giorno, don Bosco era troppo impegnato per riceverli: ricambiò l’omaggio tempo dopo, invitando a pranzo quel pugno di giovanotti».

Cielo e terra vanno saldate insieme. «La salvezza che le comunità cristianevivono e annunciano non è un’astrazioneestranea al divenire storico», precisa don José Pastor Ramírez, salesiano, delegato mondiale, ovvero responsabile della formazione e dell'accompagnamento spirituale: «I valori evangelicisi concretizzano mediante l’impegno per migliorarela società».Non a caso le attività concrete della Confederazione spaziano dalla solidarietà alle scuole di politica. «Abbiamo seguito la ricostruzionedi intere aree devastate dallo tsunamidel dicembre 2004 in Sri Lanka e in India», ricorda Francesco Muceo, «così come abbiamoavviato numerosi progetti di recuperodi bambini di strada, dal Guatemala alla RepubblicaDemocratica del Congo. Ma abbiamoaltresì animato “Scuole per leader” sia inAmerica Latina che in Europa». 

L’elenco degli ex allievi che hanno assunto responsabilità in campo ecclesiale, economico e politico è lungo. «Aprono la lista due piemontesi di spicco, entrambi ex allievi di Valsalice, a Torino», puntualizza Muceo. «Penso al cardinale Tarcisio Bertone, attuale Segretario di Stato, e al magistrato Gian Carlo Caselli. Il giornalista e politico Magdi Allam è un ex allievo del Cairo, il regista televisivo Michele Guardì è un ex allievo di Agrigento. All’estero possiamo indicare  Leonel Antonio Fernández Reyna  presidente della Repubblica Domenicana, e Rodolfo De Leon Molina, presidente emerito della Corte Suprema di giustizia del Guatemala. Tutta gente che si sforza di vivere la duplice fedeltà cui è chiamatoil cristiano: a Dio e ai giorni che il Signore ci dona da vivere, facendoci compagni di strada credibili anche di chi la pensa diversamente, anche di chi non crede».

Alberto Chiara

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