In Italia sono oltre 7 milioni e mezzo le donne che si dedicano a tempo pieno alla famiglia. Tutti sappiamo quanto il loro impregno giornaliero, senza orari e senza pause nemmeno nei fine settimana possa essere importante. Gli economisti, per primi, hanno ben chiaro il fatto che le casalinghe pur non ricevendo uno stipendio producono valore economico e sono "lavoratrici" a tutti gli effetti. Non a caso varie sentenze della Corte Europea e della Cassazione e varie leggi approvate dal Parlamento Italiano sanciscono queste realtà.
Si sono espressi a riguardo anche i giudici della Corte Costituzionale: «La casalinga è una lavoratrice, che pure non percependo reddito monetizzato, svolge pur tuttavia un'attività suscettibile di valutazione economica che non si esaurisce nell'espletamento delle sole faccende domestiche, ma si estenda lato sensu al coordinamento della vita familiare».
Nonostante questo l’Istat si ostina a inserire tali lavoratrici sotto la categoria “Improduttive – Inattive” offendendo con tale dicitura queste cittadine. Per questo Federica Rossi Gasperini, presidentessa di Fedrcasalinghe, ha chiesto e ottenuto un incontro con l’Istat; «E' stato un incontro non risolutivo, ma costruttivo. Abbiamo ottenuto un'apertura che riteniamo importante quale passo iniziale. ISTAT avvierà un "libero approfondimento" sul valore economico del lavoro familiare svolto dalle casalinghe»
Da parte sua Fedrcasalinghe chiede, proprio in occasione dell’8 marzo venga fatta una più corretta valutazione del lavoro domestico: «Tale valutazione, prima di tutto in Europa, sarà la base da cui partire per modificare tale considerazione offensiva delle mamme a tempo pieno», considerazione davvero assurda èerché chiunque è in grado di capire che "inattiva" e "improduttiva" sono caratteristiche quanto mai lontane dalle donne casalinghe.
La Rossi Gasperini si imoegna, con la sua associazione, a partire all'attacco di Eurostat e dell'Europa, a suo parere «matrigna storica del valore del lavoro familiare, perchè non retribuito - e ostile verso l'apertura di diritti a queste cittadine».