Cari amici lettori, forse diversi di voi hanno partecipato alla novena in preparazione alla Pentecoste appena trascorsa: un’usanza ancora viva in molte parrocchie in preparazione ad alcune solennità cristiane. Sulla casella di posta elettronica poi mi arriva quotidianamente la newsletter di una novena, con una meditazione a partire da una pagina biblica, curata da un sacerdote che è assistente spirituale dei giovani alla Cattolica di Milano, che leggo sempre con gusto. Forse il termine stesso “novena” evoca oggi un’usanza sorpassata, fatta di preghiere un po’ ripetitive e noiose… .
Con una piccola ricerca in internet, scopro invece che le novene vanno ancora “forte” e che ne esistono di aggiornate (dal punto di vista teologico e spirituale) e ben fatte, come ad esempio nel sito “specializzato” di Hozana (di cui esiste anche la versione italiana), che offre consigli per pregare, inviti a scoprire la Bibbia, i santi ecc. Il sito originale francese ha un seguito di quasi un milione di persone. Solo alla novena di santa Rita, una delle più popolari, per fare un esempio, sono iscritti 87 mila partecipanti. Questi pochi dati suggeriscono qualche riflessione. Innanzitutto sul bisogno di preghiera.
Di fronte al desiderio di intessere un dialogo con Dio, tutti ci troviamo poco “attrezzati”: non sappiamo da dove cominciare, quali parole usare, come procedere. C’è un diffuso bisogno di accompagnamento nell’esercizio concreto della preghiera, tanto più che rispetto al passato siamo molto meno “formati” a pregare. E il modo “moderno” di impostare le novene – più aderente alla Bibbia – può diventare una scoperta della relazione con Dio (al di là delle “necessità” per cui all’inizio ci si rivolge a Lui), un aiuto alla fedeltà nella preghiera, per altri ancora una scoperta della preghiera fatta insieme con altri, andando oltre il “bisogno” individualistico da cui magari è nata.
Certo, c’è sempre il rischio che le novene – o meglio un certo modo di impostarle – ci “diseduchi”, portandoci a una specie di preghiera à la carte, per cui per un bisogno di un certo tipo mi rivolgo a un santo, per una circostanza particolare a quell’altro. Ma – se ben fatte, con testi e preghiere ben curate – possono al contrario aiutarci a fare esperienza di preghiera, mettendoci nella mente e nella bocca parole per iniziare. Io stesso ne ho fatto più volte esperienza: soprattutto quando la stanchezza pesa, una preghiera preparata bene può essere un balsamo per l’anima e metterci con semplicità alla presenza di Dio, che è il cuore della preghiera. Chissà che nella nostra epoca post-moderna e postcristiana, queste forme semplici e popolari, che forse troppo facilmente abbiamo degnato appena di un sorrisetto, non ci aiutino invece a rispondere a un diffuso desiderio di esperienza spirituale, imparando a pregare e a “restare connessi con Dio”, come papa Francesco si è espresso il 16 ottobre scorso suggerendo piccole forme di preghiera nel cuore della vita quotidiana. «Signore, insegnaci a pregare!».