Gentile direttore, ho letto in questi giorni un’intervista alle operaie di uno stabilimento di Terni. Una di loro diceva: «Se io ero Dio Padre non facevo crocifiggere mio figlio (perché sono donna e so cosa vuol dire partorire)». Ma Dio non poteva spiegarsi meglio e dire che non è solo padre, ma anche madre, fratello e sorella? E che sulla croce c’era anche lui («io e il Padre siamo una cosa sola»)? Se ci ha fatto a sua immagine e somiglianza mi sembra che siamo come Dio solo nelle domande. Le risposte le ha solo lui. E dice: fidatevi di me anche nelle cose più incomprensibili e assurde per una mente umana. Ma la fede in lui ce la dà solo lui. Non poteva Dio rendere più digeribile la sua parola a noi, amatissimi figli ma ignoranti come un sasso?
LUCIANO - Vicenza
Caro Luciano, sono tante le questioni che poni. Mi limito a qualche suggestione. La fede, che Dio dona a tutti, richiede di affidare la nostra vita a lui, credendo nel Vangelo dell’amore. Prima di essere una questione intellettuale, che riguarda la mente, è una questione pratica. Si tratta cioè di vivere l’amore verso gli altri nella realtà di ogni giorno, attraverso il servizio, la generosità, il perdono. In questo i sacramenti, la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio sono di grande aiuto.
Per essere cristiani, perciò, non serve essere degli intellettuali. Nella Bibbia e soprattutto nel Vangelo, poi, ci sono molte risposte. Dio si presenta anche con un volto materno (vedi Isaia 49,14-15), come ci ha ricordato l’indimenticabile papa Luciani. E la morte in croce del Figlio è stata opera di noi uomini. Il Padre l’ha permessa come segno del suo amore estremo per noi: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Giovanni 3,16).