Il modello della "Doppia piramide" di Barilla, alimentare e ambientale. In copertina: un'immagine del più recente spot del Mulino Bianco, con Antonio Banderas.
Siccome le grandi aziende avvertono i tempi quanto i politici avveduti, non stupisce troppo che il Gruppo Barilla, leader mondiale della pasta, abbia affiancato ai buoni risultati economici del bilancio 2013 (109 milioni di euro in utili, 3,535 miliardi in fatturato) le notizie lusinghiere del bilancio di sostenibilità: riduzione del 27% di CO2 emessa dagli stabilimenti rispetto al 2008 e del 25% nel consumo di acqua; 41 prodotti riformulati per migliorare il profilo nutrizionale e 12 nuovi prodotti integrali o contenenti fibre. Lo slogan che l'azienda ha scelto per indicare il proprio stile produttivo è "Buono per te, buono per il pianeta". Ha notato il presidente del Gruppo, Guido Barilla: "Oggi gran parte delle persone ha sensibilità non solo per la qualità dei prodotti, ma anche per come si arriva a produrli. Vogliamo promuovere corrette abitudini alimentari, riducendo il nostro impatto ambientale".
Dal 2009 il centro ricerche dell'azienda ha acquisito un profilo proprio come Barilla Center for Food and Nutrition (Bcfn), che quest'anno si è trasformato in Fondazione: lo scopo è analizzare i grandi temi legati all'alimentazione e alle risorse del pianeta. Lì ha preso corpo il modello della "doppia piramide": quella alimentare e quella ambientale, che sono tra loro collegate. Così, gli alimenti da consumare con più frequenza, secondo la dieta mediterranea, sono anche quelli con un impatto ambientale minore. Nel Barilla Center è stato anche elaborato il cosiddetto "Protocollo di Milano", che si può sottoscrivere e commentare nel sito www.barillacfn.com, con l'intenzione di sottoporlo alla riflessione di istituzioni ed esperti che parteciperanno all'Expo 2015. Tre sono i grandi paradossi che vi vengono esposti (con l'indicazione di alcuni possibili rimedi): nel mondo coesistono un miliardo di persone affamate e oltre un miliardo e mezzo di altre obese o in sovrappeso; la quota maggiore della produzione agricola non è destinata agli esseri umani ma a nutrire il bestiame e realizzare biocarburanti; ogni anno nel mondo vengono sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora commestibile.
All'insegna della filosofia "Buono per te, buono per il pianeta", Barilla si pone obiettivi molto ambiziosi per i prossimi anni: raddoppiare il fatturato entro il 2020 e, sempre per quella data, ridurre del 30% sia le emissioni di CO2 sia il consumo di acqua per tonnellata di prodotto finito rispetto ai livelli del 2010. Di che cosa intenda in concreto l'azienda con sostenibilità, parliamo con Roberto Ciati, che di questo ramo aziendale è il responsabile nel Gruppo
Roberto Ciati, responsabile sostenibilità di Barilla.
Quali sono i punti principali della politica di sostenibilità di Barilla?
"Il primo è che noi definiamo il nostro percorso di sostenibilità "Buono per te, buono per il pianeta". Facendo prodotti alimentari, ci preoccupiamo di renderli sempre migliori da un punto di vista nutrizionale e tutti inseriti in un modello alimentare che per noi è quello mediterraneo. In questi anni sono stati ridotti in modo sostanziale grassi, grassi saturi e sale. Nelle nostre merendine per esempio abbiamo ridotto il 15% di grassi totali e ben il 26% di grassi saturi; nei prodotti-pane il contenuto di sale è stato diminuito del 15%. A fianco della parte più strettamente alimentare, aggiungiamo "buono per il pianeta" perché siamo consapevoli che produrre alimenti ha un impatto sull'ambiente, che dipende sia dal tipo di alimenti considerati ( per arrivare a un chilo di pasta servono 1.500 litri di acqua, per un chilo di carne rossa 15.000) sia da come vengono prodotti, dal campo fino al consumo. Nei nostri processi teniamo conto di tutta la filiera. E' il nostro modello di business: i nostri affari li svilupperemo in questo modo".
In che senso la filiera produttiva è sostenibile?
"Le faccio qualche esempio pratico. Ovviamente per noi la filiera più importante è quella della pasta. Significa che cominciamo a preoccuparci degli impatti sull'ambiente e sull'utilizzo delle risorse fin dal campo e quindi di come si coltiva il grano duro, di come se ne selezionano le varietà e di come possiamo aiutare gli agricoltori, seguendo semplici indicazioni, da un lato a ottenere quantità e qualità di grano duro idonee alla trasformazione in pasta, e nello stesso tempo a utilizzare quantità corrette di fertilizzanti e di acqua per l'irrigazione. Con queste sperimentazioni siamo già a livelli industriali, perché in tal modo quest'anno otterremo 80.000 tonnellate di grano duro. Inoltre, è fondamentale la rotazione periodica delle coltivazioni, e per facilitare questo approccio abbiamo firmato accordi quadro con le più importanti organizzazioni di produzione di barbabietole (la filiera dello zucchero) e nella filiera dei semi oleosi. Sono proprio le coltivazioni più opportune che il nostro agrcoltore può ruotare dopo aver deciso che quell'anno non coltiva il grano duro. Quindi facilitiamo l'ingresso degli agricoltori in queste due filiere".
Perché Barilla ha sempre rifiutato il ricorso agli Ogm?
"La nostra posizione risale proprio agli inizi dell'uscita commerciale degli Ogm ed è sempre stata molto semplice: non abbiamo un vantaggio reale da questo tipo di approccio, nelle filiere che per noi sono strategiche e verso le quali abbiamo l'atteggiamento che le ho appena descritto. Il tema degli Ogm non ha oggi per noi alcun vantaggio da poter trasferire ai nostri consumatori".
In che modo si sono ridotti le emissioni di CO2 e il consumo di acqua negli stabilimenti?
"In sostanza si sono fatti interventi tecnologici, sia per gli impianti sia per come trattiamo gli utilizzi di acqua e le emissioni di CO2. Sono miglioramenti che stiamo facendo nel tempo, perché significano investimenti nei nostri stabilimenti e in tecnologie sempre più innovative. Due esempi concreti. Il nuovo stabilimento di sughi di Rubbiano, vicino a Parma, inaugurato circa un anno e mezzo fa, già a livello progettuale è nato tenendo conto proprio dei migliori impianti presenti oggi sul mercato per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e per l'utilizzo di acqua. Un altro esempio è l'investimento importante nel raccordo ferroviario qui a Parma, nella nostra sede centrale (dove si trova il più grande stabilimento di pasta del mondo, ndr). Questo dimezzerà il trasporto su gomma del grano in arrivo e consentirà di ridurre del 10% la produzione di CO2 nel comprensorio. Le 100.000 tonnellate che noi trasporteremo via treno avranno un impatto ambientale molto più basso di quello che avviene oggi".