E adesso? Chi avrà il coraggio e la capacità di chiudere una piazza affollata? Le misure morbide del governo che rimanda a provvedimenti duri agli enti locali di Conte non sono piaciute ai sindaci, su cui il premier ha scaricato la decisione di provvedere a fare “piazza pulita”. In pratica i primi cittadini sono stati invitati a organizzare tanti piccoli coprifuoco (corpifuoco di piazza) a seconda della situazione. In luoghi, come la piazza, che sono il simbolo dell’Italia. Nel Belpaese, come è noto, ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le forme. Chiuderle e riaprirle come rubinetti all’improvviso, a macchia di leopardo, non è facile. Provate a chiudere Piazza Maggiore, o Piazza Duomo, o Piazza di Spagna. E chi ci abita, spesso anziani, che fa?
Ma c’è di più, secondo alcuni, come il sindaco di Bergamo Gori, non si capisce nemmeno chi le debba chiudere, quelle benedette piazze. «Nel testo definitivo», scrive Gori in un twitter, «è stato tolto il riferimento esplicito ai sindaci che c’era nella bozza, citato da Conte in conferenza stampa. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai sindaci, ai prefetti, ai presidenti di regione. Né con quali mezzi si possano attuare».
Subito dopo l’annuncio in diretta del Dpcm, il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha manifestato tutta la sua contrarietà: «Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell'opinione pubblica. Questo non lo accettiamo».
Lo spettacolo evocato non è dei migliori. Saranno le forze dell'ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l'ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? Un bel pasticcio, non c’è dubbio, molto più complicato, paradossalmente, di un lockdown nazionale.