In Francia, nei manifesti per le Olimpiadi, è scomparsa la croce dalla cupola degli Invalides. Gli Invalides, istituzione per accogliere i veterani, è un complesso oggi in gran parte dedicato al Museo dell’Esercito. La grande chiesa di San Luigi degli Invalidi, detta “chiesa dei soldati”, è la cattedrale dell’Ordinariato militare di Francia e nella sua cripta è sepolto Napoleone. La croce sulla cupola è ben visibile per l’altezza del monumento. Perché è scomparsa dal manifesto? Timore di offendere altre sensibilità religiose? Affermazione della laicità francese? Sembra che si voglia cancellare la storia di un monumento, voluto da Luigi XIV, che rappresenta un intreccio tra storia, politica, guerra, cattolicesimo e arte.
L’autocensura amputa la chiesa di un pezzo di storia. Se ci si vergognava di questa storia, si sarebbe potuto scegliere un altro monumento. Tuttavia l’europeo di oggi è figlio di questa storia. Anche se non intende ripeterla nel futuro. Gli Invalides sono segnati anche dal triste ricordo delle guerre napoleoniche (che pure cambiarono l’Europa): un milione e mezzo di civili morti e tre milioni di militari caduti. La croce sulla cupola manifesta la nostra storia: quella di un Paese europeo, per cui il cattolicesimo è stata la religione di moltissimi, anzi la religione di Stato o della maggioranza. Questa storia ha creato opere d’arte, ha forgiato l’immaginario, è stata condivisa da milioni di persone.
Infatti il cristianesimo ha segnato la storia d’Europa: questo non vuol dire che si debbano ripetere oggi gli schemi di rapporto tra Chiesa e Stato, come furono per secoli. Giovanni Paolo II chiese che le radici cristiane dell’Europa fossero inserite nella nuova Costituzione europea. Fu una battaglia mal condotta, che si scontrò con il rifiuto “laico” di questa posizione. Del resto tali radici non sono nemmeno state ricordate nella Costituzione italiana, scritta in un periodo di grande autorità della Chiesa. Il problema non è il ricordo formale nei testi, ma il senso della storia e quello del futuro. È innegabile che il cristianesimo abbia segnato l’Europa e le sue frontiere, la cultura e la storia del continente.
La croce non fa paura. Il cristianesimo, che annuncia a Pasqua il Vangelo di Gesù, morto e risorto, è decisivo oggi per milioni di europei. Abbiamo talvolta parlato del suo declino, apparentato allo spirito di declino europeo. Tuttavia viene da chiedersi che cosa sarebbe l’Europa oggi senza cristianesimo europeo. E, d’altra parte, che cosa sarebbe il cristianesimo nel mondo senza la presenza del cristianesimo europeo. Non si può vivere la vita della Chiesa con uno spirito di declino, magari riducendo e riorganizzando le forze rimaste. Bisogna smarcarsi da questo atteggiamento “europeo”, un po’ decadente.
Il messaggio di Pasqua è il vero punto di partenza per guardare al futuro e non al passato. Il punto di partenza è il Vangelo della Risurrezione, non l’analisi delle forze di un’organizzazione, la Chiesa, che appare in decadenza. Tale punto di partenza richiede di proiettarsi nel futuro con speranza e audacia. Papa Francesco, nella lettera per il Giubileo del 2025, ha scritto: «Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante». C’è bisogno di un clima di speranza, che parta dalla Pasqua, nella Chiesa e in Europa.