Un gruppo di sminatori di Halo Trust mostra al principe Harry (secondo da sinistra) le tecniche dello sminamento (Reuters).
Narrano le cronache che Angelina Jolie, diva di Hollywood e donna di carattere, abbia abbia piantato in asso il Consiglio dei fiduciari di Halo Trust perché infuriata per i soldi spesso dall'organizzazione per ristrutturare il proprio assetto.
Qui vanno raccontate alcune cose. Halo Trust è una Ong britannica nota in tutto il mondo per la difficile e pericolosa attività che svolge da un quarto di secolo: ripulire il mondo (o, almeno, le parti di mondo infestate dalle guerre) dalle mine inesplose. L'Ong ha avuto un momento di gloria mondana alla fine degli anni Novanta, quando Lady Diana si fece fotografare con le sue insegne in Angola. Ma l'opera fin qui condotta è enorme e comunque meritevole: 11 mila campi minati ripuliti in ogni parte del mondo, 1,5 milioni di mine eliminate, migliaia di vite salvate.
Halo Trust ha fin qui potuto ottenere simili risultati anche grazie agli ingenti fondi di cui dispone: 50 milioni di euro l'anno tra donatori privati, il governo inglese, l'Onu, divi del cinema appunto... Fondi, sia chiaro, tenuti d'occhio anche dalla speciale commissione (Charity Commission) che nel Regno Unito controlla i bilanci delle Ong.
L'anno scorso, però, una prima polemica. Guy Willoughby, co-fondatore di Halo Trust e amministratore delegato, improvvisamente si dimise e i giornali attribuirono il gesto a discussioni interne sul suo lauto appannaggio: 280 mila euro l'anno più altri 45 mila per pagare le scuole private ai tre figli. Sempre sui quattrini la polemica attuale, quella che avrebbe prodotto il turbolento addio della Jolie: 150 mila euro spesi per i 50 giorni di lavoro di Amanda Pullinger, ex operatrice di Borsa, per rivedere l'organizzazione interna di Halo Trust. Salario di superlusso, con un piccolo e significativo particolare: la Pullinger è anche la presidente del Consiglio dei fiduciari della Ong. In pratica, si è assegnata l'incarico e ha deciso quanto retribuirlo.
Tanto? Troppo? O il giusto? La diatriba ripropone l'annosa questione sulle Ong: per operare professionalmente devono anche sottostare alle regole del mercato, che a certi livelli ammettono certe cifre? Se un'azienda privata qualunque avesse deciso di affrontare una simile spesa, qualcuno avrebbe obiettato? I risultati ottenuti da Halo Trust, e il suo florido stato di salute finanziaria, giustificano qualunque spesa, anche in campo umanitario? D'altra parte la Jolie, pure molto attiva e generosa come testimonial di opere buone, chiede cachet di tutto rispetto per i suoi film, non sempre eccelsi. Il dibattito prosegue.