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mercoledì 04 ottobre 2023
 
le parole della politica
 

Se la pace fiscale fa la guerra al senso civico

19/10/2018  C'è un problema di sostanza, il rischio di scoraggiare gli onesti, e di parole. Il termine "pace" manda un messaggio subdolo.

Vedendo quel che sta accadendo, tra bozze, smentite, manine che scriverebbero pezzi di norme in piena e misteriosa autonomia, a insaputa delle teste cui sono più o meno efficamente collegate, in tema di decreto fiscale,che ora il presidente del Consiglio Conte ha annunciato di rivedere articolo per articolo in vista del Consiglio dei ministri del 20 ottobre, vien da pensare che avesse ragione Piercamillo Davigo, quando diceva a Famiglia Cristiana: «Finché in questo Paese avremo regole che favoriscono chi viola la legge contro chi subisce l’effetto della violazione, le persone tenderanno a non rispettare la legge. Se all’abuso edilizio segue il condono l’abuso si ripete», concetto che ha ribadito anche a proposito dei condoni fiscali nel suo ultimo provocatorio libro: In Italia violare la legge conviene. Vero! (Laterza).

Vale un po’ per tutti i condoni, nel senso che, al di là del fatto che riescano a far rientrare – in caso di sanatoria fiscale – una parte (spesso piccola) dei fondi distratti, hanno un intriseco lato diseducativo: rischiano come minimo di incoraggiare a rimandare i pagamenti del dovuto. Se poi è vero che nessun rientro può avvenire se chi fa riemergere capitali rischia condanne per evasione, certo si eccede con la manica larga se lo sconto si estende a reati più gravi ricollegabili, ma non strettamente fiscali, come il riciclaggio.

Quanto alla cosiddetta pace fiscale occorre rilevare che le parole portano senso e non paiono scelte a caso: qualcuno potrebbe non apprezzare un “condono”, ma chi oserebbe mai mettersi di traverso alla “pace”? Così il consenso è assicurato. E intanto però la parola “pace” dà l’idea che che ci sia una guerra in corso tra fisco e cittadini: sia chiaro a nessuno piace una pressione fiscale elevata come quella italiana, ma finché molti sfuggono coloro che non possono sfuggire (dipendenti e pensionati) e coloro che si ostinano alla correttezza continueranno a farsi carico anche di chi non paga ma ugualmente fruisce dei servizi che grazie agli introiti fiscali si fanno funzionare. C’è il rischio che chi paga volente o nolente con un messaggio passato così si senta vittima predestinata.

Anche tra chi può scappare, perché non ha trattenute dirette in busta paga, ci sono onesti e disonesti in percentuali variabili. È evidente che il condono, come concetto, colpisce i primi: lasciandoli con la sensazione che onestà e dabbenaggine in Italia siano sinonimi (la dice lunga anche l’etimologia della parola “dabbene” che, nata come sinonimo di positivo “perbene” (ricordate Gozzano?) ha assunto il significato deteriore di “ eccessivamente ingenuo”; “incline a lasciarsi ingannare): perché - si chiederà il malcapitato ligio alle regole - dovrei ancora pagare per intero e in tempo se poi chi è stato disonesto trova un significativo e tardivo sconto?

Peggio ancora, in termini simbolici se non assoluti perché le cifre sono minori, fa il caso della pietra sulle multe e sui tributi locali non pagati – le bozze ufficiose del decreto fiscale parlano di cancellazione automatica di tutti i debiti fino a 1.000 euro (multe stradali, Ici, tassa rifiuti, bollo auto...) affidati alla riscossione dal 2000 al 2010. Un sistema virtuoso dovrebbe incoraggiare gli onesti e scoraggiare i disonesti: ma qui si rischia di mandare il messaggio contrario. Con quale faccia tosta si potrà chiedere a uno onesto di rimanerlo, se chi non ha pagato si trova condonati non solo la mora ma anche il debito originario, tanto più in un Paese in cui i servizi funzionano a macchia di leopardo?

Certo l’andazzo anche politico non dev’essere una novità recente, se è vero che il detto sul "danno e la beffa" è antico e attestato in varianti regionali più o meno colorite.  Ma se anche fosse plausibile, come dicono, che se non son riusciti a farsi pagare dal 2000 in qua ormai è una causa persa, quelli che hanno pagato tutto per tempo non ne usciranno ugualmente pacificati.

 
 
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