Il maestro della pedagogia nera, il dottor Heinrich Hoffmann, l’autore di Pierino Porcospino aveva un’idea precisa su quel che succede a non mangiare la minestra (e noi ipotizziamo che si tratti di una minestra di verdura). Nel suo libro che ha terrorizzato generazioni di bambini il piccola Gasparino che non vuole mangiarla, deperisce fino a morire. Le agghiaccianti immagini, possibili in un libro per l’infanzia fino a quando qualcuno ha deciso che i bambini non andavano terrorizzati inutilmente, mostravano alla fine del capitolo una tomba: sulla lapide una ciotola e un cucchiaio… Più chiaro di così!
Altri tempi e altra pedagogia ma sempre un libro per bambini: Mangia i piselli (Salani), vincitore di numerosi premi, mostra una mamma disposta a tutto purché la figlia mangi l’odiata verdurina che ha nel piatto.
Due esempi per ricordare la “bestia nera” dell’alimentazione dei bambini: i sani prodotti vegetali della terra che fanno tanto bene ma spesso non piacciono. Ed è per questo che negli Stati Uniti, dove la ricerca ha mezzi e non ha confini, si è studiato un modo per far sì che verdure e frutta entrino con costanza nella dieta dei più piccoli. Il risultato è sorprendente, forse comico, ma fa riflettere. Tre studiosi hanno pubblicato sulla rivista Journal of Health Economics i risultati della loro ricerca intitolata “Formazione delle abitudini nei bambini. Effetto degli incentive per una sana alimentazione” (Habit formation in children: Evidence from incentives for healthy eating).
Durata circa un anno e mezzo tra 8.000 alunni di 40 scuole elementari, lo scopo è stato capire quanto gli incentivi (di vario genere) possano un effetto positivo sulle abitudini alimentari dei più piccoli. Il risultato reso noto mostra che, come sempre, col denaro si può ottenere se non tutto almeno molto.
Durante la ricerca, infatti, per circa due settimane ai bambini che mangiavano almeno un frutto o della verdura sono stati dati 25 centesimi come premio. Due mesi dopo la fine dell’ esperimento l’aumento di chi nel pasto ha continuato a mangiare questi due prodotti è salito del 21%. E nei casi in cui l’esperimento si è protratto per 5 settimane l’aumento è stato del 44%. Insomma con i risultati positivi di questa benevola forma di corruzione si può ben dire che il fine (l’educazione alimentare) ha giustificato i mezzi.
Un’ultima annotazione, chi scrive è la prova che però non con tutti i soggetti funziona questo metodo. Ho ricevuto da piccolissima (età dell’asilo) 50 lire per ogni fragola (frutto da me odiato) che avrei mangiato. Sono riuscita a ingoiarne 3 a fatica. Ho guadagnato 150 lire (tanti per l’età che avevo) ma non ho cambiato idea né abitudine. Le fragole continuano a non piacermi.