L’unica certezza è che la legge che sanziona penalmente l’immigrazione clandestina non ha mai funzionato. Lo dice la prova dei fatti di tutti questi anni. Non solo non serve come deterrente, ma ostacola gravemente le indagini rendendo più difficile colpire gli scafisti e i trafficanti di uomini, cioè il problema alla radice e in generale complica il contrasto ai reati collegati all'immigrazione.
Anche il Parlamento ne aveva preso atto, tanto è vero che nell’aprile 2014 aveva delegato il Governo alla scrittura di decreti che portassero l’immigrazione dal campo penale a quello amministrativo. L’utilità del cambiamento la spiegano, da anni, tutti gli addetti ai lavori negli avamposti delle Procure più esposte: lo ripeteva Giovanni Salvi, quando faceva il procuratore a Catania, lo ripete Gaetano Paci sostituo a Reggio Calabria, l’ha scritto Franco Roberti nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia 2015. In cui si legge: «Non può che plaudirsi all’iniziativa che riconosce, seppur tardivamente, l’assoluta inutilità e la sostanziale inefficacia della introduzione nel nostro ordinamento del reato di ingresso e soggiorno illegali nel territorio dello Stato, inserito all’articolo 10 bis d el Decreto Legislativo n.286/1998 con la Legge n.94/2009 in quanto, non soltanto esso non ha costituito e non costituisce affatto deterrente alla immigrazione irregolare (come gli eventi successivi alla sua introduzione hanno ampiamente documentato), ma ha avuto e ha, piuttosto, effetti negativi sulle indagini in tema di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare non ha costituito e non costituisce affatto deterrente alla immigrazione irregolare.
L’intralcio, spiegano tutti, viene dal fatto che una legge scritta così mette in un solo calderone scafisti e trasportati, delinquenti e persone comuni, o peggio, vittime, col risultato che diventa complicatissimo distinguere i criminali da quelli che non lo sono e nei fatti, lasciando liberi tutti, e impedendo di assicurare alla giustizia i criminali veri. Se infatti la legge costringe a indagare tutti, per ciascuno bisogna aprire un fascicolo, interrogare ognuno facendolo assistere da un difensore in questi casi sempre d'ufficio (e da un interprete), assicurandogli la facoltà di non rispondere e pure quella di mentire per difendersi, come da garanzie per tutti gli imputati.
Tutto questo non solo fa perdere tempo e denaro, ma complica la ricerca della verità: perché chi si trova indagato ha interesse a difendersi non a dire quello che sa, anche se magari aiuterebbe a incastrare un criminale. Se invece i trasportati,in quanto clandestini, fossero passibili di una sanzione non penale ma amministrativa (sempre di soldi da pagare si tratterebbe, anche adesso per il clandestino condannato la pena è una multa e resterebbe intatta l'espulsione amministrativa firmata dal prefetto), potrebbero essere ascoltati subito come testimoni, senza avvocato e con l’obbligo di dire la verità, rendendo più efficace, più rapida e meno costosa l’identificazione dei trafficanti e degli scafisti.
Tanto più che la legge attuale non ha funzionato neanche a posteriori, nel sanzionare gli irregolari: applicare una pena pecuniaria a chi non ha soldi né un indirizzo a cui ricevere la notifica è almeno velleitario. E anche il foglio di via, tempo della sentenza definitiva, spesso arriva quando il clandestino condannato è già altrove. E allora bisogna chiedersi che cosa conta davvero, se l’efficacia o le impressioni. E un po’ anche bisogna chiedersi che idea del diritto penale ha la nostra politica (non è mica una novità di questo Governo… La legge l’hanno fatta altri e sapevano che serviva solo ad accattare voti): ci vede quello che realmente è, cioè, uno strumento per perseguire seriamente reati o ci vede una bandierina (vuota) da sventolare per muovere voti? E per noi che cosa conta davvero?
Vogliamo che agenti e magistrati lavorino per contrastare chi favorisce l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani e i reati collegati all'immigrazione con efficacia, grazie a una depenalizzazione che ad alcuni “suona male” ma aiuta le indagini o ci accontentiamo di vedere pm e poliziotti rimestare acqua nel mortaio grazie a una legge che magari “suona bene” ma predilige la sicurezza percepita a scapito della sicurezza vera?