Negli Stati Uniti, in un anno la violenza contro le donne ha fatto più morti che i soldati caduti in Iraq e Afghanistan. Nell'Unione europea non c'è nessun Paese che possa considerarsi esente dal problema: quest'anno l'Agenzia europea per i diritti fondamentali, nella più completa indagine realizzata al mondo su questo fenomeno, ha reso noto che il 33% delle intervistate sopra i 15 anni ha subito violenza fisica e/o sessuale. Una su tre. Un dato sconvolgente, perché tradotto in numeri assoluti riguarderebbe 62 milioni di donne europee. E stiamo parlando delle zone più civili della Terra.
Perciò, e purtroppo, rimane di assoluta attualità celebrare il 25 novembre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, come avviene dal 2000 su invito delle Nazioni Unite. L'Assemblea generale dell'Onu fece propria quella data, scelta in origine da un gruppo di attiviste latinoamericane per ricordare il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, le quali si opponevano al regime del dittatore Trujillo. In Italia la ricorrenza era partita in sordina, ma negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative politiche e culturali in proposito, sia da parte di associazioni ed enti sia per volontà delle istituzioni.
Per esempio alla Camera, alla presenza della presidente Laura Boldrini, nei giorni scorsi è stata resa nota una ricerca della Ong WeWorld Intervita, realizzata con Ipsos, che ricorda come ogni tre giorni, in Italia, una donna venga uccisa dal partner, dall'ex partner o da un familiare, e come tutti i giorni si verifichino oltre 25 casi di stalking. Malgrado esista una legge contro lo stalking e malgrado un anno fa sia stata varata una nuova legge contro i femminicidi.
Certo, le leggi sono fondamentali, necessarie, e necessario è man mano perfezionarle e, soprattutto, applicarle in modo ottimale. Perché ormai non sono pochi i casi di donne uccise dopo una persecuzione reiterata e dopo che avevano denunciato più volte il loro persecutore. Ma è sempre più chiaro che è almeno altrettanto importante un cambiamento di culture e mentalità: nella ricerca citata sopra, un italiano su tre tra gli intervistati ha dichiarato di considerare la violenza domestica sulle donne un fatto privato da risolvere all'interno della famiglia.
Dappertutto il dibattito è aperto. In Italia, in Francia, nei Paesi nordici conclamate patrie dei diritti, dove però, in percentuale, la violenza contro le donne è la più diffusa d'Europa. Tanti uomini non alzino le spalle di fronte a questo argomento. Anzi. Sarà molto importante, e potrebbe rappresentare una vera svolta, il giorno in cui sempre più maschi cercheranno di capire perché tanti loro simili conoscono solo la violenza per tenere legata una donna, e si sentiranno impegnati insieme alle donne in una battaglia che non può conoscere stanchezze.