Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 15 settembre 2024
 
Welfare familiare
 

Se un imprenditore regala bonus-bebè ai dipendenti

06/02/2019  Vinicio Bulla, fondatore della Rivit, di Caltrano, ha deciso di aiutare coi propri risparmi i figli dei 150 operai dell'azienda pagando loro le spese scolastiche. Fino a un massimo di 6.600 euro annui per asilo nido e 3.000 per la materna

Un cospicuo bonus bebè per aiutare i figli dei suoi 150 dipendenti. Per aiutare le famiglie e la vita nascente, in un Paese sempre più desertificato dalla denatalità. L’imprenditore vicentino Vinicio Bulla, titolare della Rivit, azienda di Caltrano (Vi), leader mondiale nella produzione di tubi in acciaio inox e leghe speciali di grandi dimensioni, ha sottoscritto nell’ottobre del 2018 un innovativo contratto di welfare familiare che prevede per i nuovi nati  dei lavoratori il rimborso delle spese d’iscrizione, delle rette, dei servizi mensa e scolastici per la frequenza di asili nido e materne, fino a 6.600 euro annui per il primo e 3000 per la seconda. E la prima bimba ad usufruirne sarà Elena, figlia di un operaio della Rivit, nata il 23 dicembre.  

   In pratica si tratta di sette anni di scuola pagata per i papà e le mamme che lavorano nell’azienda. Non basta: per i dipendenti che avessero già un figlio è garantita  una cifra di duemila euro una tantum per il secondo, e di tremila per il terzo e successivi, anche adottivi, oltre ai 550 euro per il nido e i 250 per la materna. Un bell’esempio di reinvestimento degli utili in un piano di welfare familiare che fa impallidire  i timidissimi aiuti che Regione e Stato offrono alle famiglie che in Italia decidono mettere al mondo un bebè. “Quando vado a messa”, ha spiegato l’imprenditore 79enne ai microfoni delle tv, “Vedo solo carrozzelle di anziani; pochissime quelle coi bambini. E allora mi sono detto: perché morire coi soldi in banca? I nostri paesi non devono scomparire, quindi che i soldi restino in azienda e a chi produce. Ora i dipendenti mi salutano ancora più contenti”. E lui con loro.    

   Un gesto tangibile di generosità quello del signor Bulla, deciso assieme ai tre figli, tutti impegnati in azienda, che ha colpito il Paese ma che pare non aver stupito chi  conosce l’imprenditore veneto: in 44 anni di gestione dell’azienda,  Bulla non ha mai tagliato stipendi, né licenziato nessuno. Neanche negli anni più critici per il settore, è mai ricorso alla cassa integrazione. 

 Il progetto, messo a punto con la collaborazione di Confindustria di Vicenza, è garantito per almeno 7 anni, fino al 31 agosto 2025; per questo Bulla ha già messo a disposizione per i rimborsi-bebè una somma di 200mila all’anno direttamente dai suoi risparmi.

“Sono profondamente grata a Rivit e al suo titolare”,  ha commentato in una lettera all’imprenditore di Caltrano, l’assessore al lavoro e alle pari opportunità della Regione veneto, Elena Donazzan, “per una scelta ad altissimo valore sociale, che testimonia, ancora una volta, il profondo legame che unisce le imprese venete al loro territorio. Le motivazioni che Vinicio Bulla ha dato alla sua scelta restituiscono l’idea di un imprenditore attento alla qualità della vita dei propri collaboratori, innovatore anche nell’aspetto sempre più significativo del benessere aziendale e radicato nella comunità a cui sente di appartenere. In un Veneto che non può e non deve ignorare il fenomeno strutturale della denatalità, la determinazione di Rivit di investire in forme di sostegno concreto al welfare familiare è esemplare per il mondo delle imprese, per le parti sociali e per le buone prassi che il decisore pubblico può promuovere e aiutare”.

A dieci minuti d’auto da Caltrano, a Zanè, un’altra azienda, la Brazzale spa, una delle più antiche realtà lattiero-casearie in Italia, neanche due anni fa aveva realizzato un progetto di welfare familiare simile per le dipendenti, stavolta per la gran parte donne, dell’azienda. Una bella storia di aiuto alle mamme che avevamo raccontato sul nostro giornale.

Due belle aziende del “mitico Nordest” che sorgono a una manciata di chilometri di distanza l’una dall’altra. Due imprenditori, padri di tre figli ciascuno. Un caso? Forse. Ma laddove la cultura del lavoro e dell’impresa non sono orientati esclusivamente alla produzione di profitti economici, ma sono pensati anche come volano per la crescita di una comunità, a partire dai bisogni e dai sogni della famiglia, mettendo a l centro i valori della persona, accade sempre qualcosa di buono. E di contagioso.     

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo