Matteo, quasi 17 anni, sta frequentando con grande fatica e svogliatezza la terza liceo scientifico. È questo uno dei principali motivi di conflitto con il papà, che accusa di essere autoritario e pressante. È vero, mio marito è un po’ ingombrante. È abituato a comandare sia in azienda sia a casa. Matteo si aspetta che io mi allei con lui contro il papà, ma io evito. Per il resto, è un ragazzo socievole, senza difficoltà nel gestire i rapporti con i coetanei, sportivo. Però, di fronte alle nostre osservazioni di genitori, finisce per piangere, ma non reagisce né esprime le sue posizioni.
SILVANA
— La lunga lettera di Silvana permette di capire come le difficoltà di studio di Matteo siano un segnale rivelatore di alcune profonde difficoltà nel rapporto con il padre. L’adolescente scopre che lo studio è una metafora del lavoro da svolgere per diventare un maschio adulto. Quindi non più soltanto «studia perché ti aiuterà quando sarai un uomo» ma «studia per riconoscere quanto stai diventando uomo». In questo, Matteo appare piuttosto passivo. Dalle parole di Silvana emerge una forte presenza del padre fin dalle prime fasi di vita. La mamma non è stata solo aiutata, ma talvolta si è sentita espropriata dal marito in alcune funzioni materne di accudimento del neonato. Gli investimenti del papà sulle competenze del figlio hanno finito non tanto per gratificare in modo vitale il ragazzo e consentirgli di migliorare le sue capacità in modo autonomo, ma sono servite per confermare al papà di essere un padre abile e capace. Ne deriva una situazione di mortificazione del ragazzo, dove prende il sopravvento un atteggiamento poco attivo nell’affrontare e risolvere i problemi. Matteo appare timoroso di commettere errori, talvolta rinunciatario, e nutre aspettative irrealistiche sul fatto che le cose possano risolversi da sole. In realtà, Matteo sembra temere di avere poche risorse da esprimere nelle situazioni e appare perciò indeciso se accettare la competizione oppure abbandonarsi a un atteggiamento passivo e deluso. Il ragazzo apparentemente vorrebbe emanciparsi dal controllo del papà, ma in realtà dimostra, anche con gli insuccessi scolastici, di avere paura di rinunciare a un papà così potente e sicuro, di fronte al quale il ragazzo si percepisce sempre come inadeguato. È necessario allora prima di tutto aiutare il papà a fare qualche passo indietro. Egli può riconoscere che può essere di grande aiuto al ragazzo con un atteggiamento meno esigente e più distaccato, ma anche più serenamente fiducioso nelle effettive possibilità del ragazzo. Eventualmente lasciando anche che Matteo affronti un insuccesso scolastico, che lo può rendere più responsabile.