Mi sono rivolta a un prete speciale, dopo avergli scritto varie lettere: è il prete di un santuario, un santo prete a cui si rivolgono in molti; lui mi ha ascoltata a lungo, poi mi ha detto: «Tenga duro, Signora, suo marito non è fatto per la famiglia. Porti pazienza e aspetti che i suoi due bambini siano maggiorenni per separarsi!». Mi sono sentita capita, davvero capita. Ma anche avvilita e sola.
FEDERICA
Rischio di fare la stessa fine del prete, cara Federica, se ascolto soltanto la mia ira contro un sacerdote solitario che crede di avere capito tutto! Il suo santuario, tu dici, è fuori dal mondo, lui vive lì da solo. E noi aggiungiamo: e non si confronta con nessuno! Ti ascolta e poi pronuncia la sentenza: «Suo marito non è fatto per la famiglia» e ti chiede di essere eroica, di aspettare... Mi vien da dire: gli scherzi della solitudine! I nostri vecchi dicevano che prima di pronunciar sentenza occorreva sentire le due campane. Ma qui rischio proprio di fare la stessa fine del prete solitario, giudicandolo! Provo, invece, ad ascoltare ciò che nella tua dettagliata lettera di dieci pagine ci descrivi abbondantemente: le delusioni che tuo marito ha rifilato a te, anima così delicata e poetica, fin... dal viaggio di nozze, quando tu in crociera l’hai scoperto a far cenni alle belle cameriere e via e via delusioni su delusioni. Un marito che non ha mai capito la tua delicatezza, la tua sensibilità, il tuo bisogno di “affetto disinteressato” (leggi: senza sesso) e che, con il passare degli anni e le tue lacrime per lui incomprensibili, si è chiuso in sé stesso, è diventato sempre più casalingo (la domenica cucina lui) e sempre più distante. Delusioni su delusioni. Ebbene, cara Federica, c’è un principio nei rapporti umani: e cioè che una delusione ricevuta (reale) proviene da una delusione procurata; per metterla sul semplice: lui delude te che deludi lui. Nessuno si alza una mattina e dice: «Vediamo come deludere mia moglie»: è che il suo comportamento “risponde” al comportamento dell’altro e lo rinforza! (Forse qui andiamo sul difficile: puoi leggere il nostro testo L’altra trama, vuoi?). È un circolo, cara Federica. E tu potresti svegliarti dalla tua delusione pietrificata e chiederti: «Ma io come faccio a deludere lui?», e magari chiedere all’interessato (che, nota bene, non è ancora fuggito!) e così cominciare una nuova narrazione. Ma è difficile farcela da soli... perché non vi rivolgete a un terapeuta di coppia?