Anche quest’anno io e mia moglie ci siamo ritrovati a discutere su come trascorrere il Natale. Ogni volta siamo combattuti su chi invitare a casa nostra. Mia sorella vive lontano e quindi i nostri genitori vengono sempre da noi con i miei suoceri. Fin qui tutto bene. Anche perché i nostri due figli piccoli sono contenti di vedere i nonni e ricevere i regali.
Ma la più grande è più ombrosa e ha già detto che dovremmo cercare di sbrigarci perché lei in quelle lunghe ore si stufa... In più ci sono due zie di mia moglie che invitiamo sempre ma non riusciamo mai a sapere se ci saranno e anche che cosa gli fa più piacere. Comunque il lavoro è tanto e mia moglie ogni anno arriva stanchissima e si innervosisce perché non ha fatto tempo a fare tutto anche se tutte le volte a settembre mentre torniamo dalle vacanze annuncia che questa volta si preparerà da novembre. Insomma, una volta tanto ci piacerebbe andare via noi cinque e fare qualcosa di speciale, anche perché la spesa non è poca e... tutto poi finisce. Ma sappiamo che poi il senso di colpa sarebbe grande.
Giovanni
Caro Giovanni, la tua e-mail assomiglia ai molti discorsi che si ascoltano in questi giorni, anche perché con le tante famiglie divise le cose si complicano ulteriormente. Gli ingredienti però sono i soliti: l’attesa dei bambini, la noia dei ragazzi più grandi e pure qualche comportamento strano degli adulti. Verrebbe da dire che accontentare tutti e anche sé stessi non è sempre facile e forse il primo passo dovrebbe essere non caricare il “contorno” della festa di troppa importanza, anche perché nell’esperienza di tutti ci sono ricordi di occasioni magari partite male e poi vissute molto bene o, viceversa, di grandi organizzazioni concluse anche con qualche piccolo screzio. Ma non per questo direi di rinunciare a un “contorno” che forse proprio nella sua ripetitività secondo le tradizioni di famiglia segna un momento molte volte ripensato quando da piccoli si diventa grandi e si è ben lontani dalla insopportabile adolescenza. Insomma, rimanderei la gita soli in famiglia a Pasqua (secondo il detto...), anche perché «il senso di colpa sarebbe grande».