Mineo, Marsala, Palermo, Belpasso, Ramacca: l’elenco delle sedi Agesci prese di mira negli ultimi mesi in Sicilia è lungo. Si va dall’incendio al furto di attrezzatura, passando per la devastazione degli ambienti: uno sfregio, quest’ultimo, ripetuto in tutte le strutture coinvolte, usate dall’associazione per educare alla fraternità, alla legalità e alla cura del bene comune. Se si tratti di vandalismo o di intimidazioni mafiose, ad oggi non è possibile dirlo. A parte il caso di Noto, dove in pochi giorni sono stati individuati gli autori della devastazione e delle scritte antisemite, per gli altri episodi sono infatti in corso le indagini. Nel frattempo l’attenzione delle autorità è alta, come spiega il prefetto di Catania, Claudio Sammartino.
Prefetto Sammartino, perché questi episodi hanno subito destato l’attenzione dello Stato e dei suoi rappresentati sul territorio?
«Perché si sono verificati in luoghi in cui si fa educazione. E in questa terra segnata dal sangue di giudici, poliziotti, carabinieri, sindacalisti, sacerdoti uccisi per mano di mafia, l’educazione è un investimento decisivo per il futuro della società e della democrazia del nostro Paese. Come prefetto sono responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica sul territorio provinciale: in questa veste ritengo che, quando si parla di prevenzione, si debba investire molto sulla scuola e sull’educazione».
Come si fa prevenzione?
«Con l’educazione, appunto, e il controllo del territorio, affiancando tutte le iniziative che meritano di essere sostenute».
Dopo i fatti di Belpasso, Ramacca e Mineo lei ha voluto incontrare gli scout. Come mai?
«L’ho fatto per testimoniare loro vicinanza, attenzione e anche apprezzamento per il lavoro che svolgono. Lo Stato è con chi investe, in maniera generosa, sui ragazzi. Mi sono quindi impegnato a fornire agli scout tutta la collaborazione per il ripristino delle strutture e intendo essere presente all’inaugurazione della sede di Ramacca».
La base scout di Ramacca si trova su un terreno confiscato alla mafia...
«Bisogna ripristinare al più presto questi luoghi, ragion di più se si tratta di basi collocate su beni confiscati alla criminalità organizzata, che sono sempre un’attenzione prioritaria per lo Stato e per le istituzioni».
Gli attacchi alle sedi Agesci non sono una novità, ma gli ultimi episodi sono stati ravvicinati. Quale deve essere l’approccio a questa situazione?
«A indagini in corso questi episodi vanno tenuti in particolare considerazione e non possono essere sottovalutati, soprattutto per indirizzare al meglio le attività di maggior controllo del territorio. Gli organi di polizia giudiziaria e la magistratura stanno facendo le indagini con grande solerzia per accertare la matrice degli episodi: tutti devono sapere che quando si colpisce un luogo in cui si educa si dà una ferita importante alla società».
Qual è l’importanza, per lo Stato, delle organizzazioni sociali sul territorio?
«Lo Stato considera queste organizzazioni strumenti preziosi per l’incremento della convivenza civile e della democrazia. In un contesto come quello in cui opero, le organizzazioni sociali concorrono al contrasto di ogni forma di criminalità e mafia».
Dopo gli episodi citati avete preso misure particolari?
«Nella provincia di Catania stiamo intensificando il controllo nelle aree rurali, soprattutto di quelle coltivate ad agrumeto o a coltivazioni di pregio, che sono un patrimonio di produzione e lavoro importante. Anche questi, oltre ai luoghi di educazione, sono obiettivi sociali importanti».