Ho due figli di poco più di vent'anni: se guardo alle loro adolescenze, mi rivedo nelle preoccupazioni del signora Gianna. Tanto di quello sconforto posso attribuirlo oggi a un conformismo sociale, per cui i nostri figli non possono mostrare fragilità, non possono perdere un anno di scuola, non possono rinunciare a fare sport, altrimenti perdono di competitività in un mondo in cui sei qualcuno solo se riesci a primeggiare.
Con mia moglie, a nostre spese, abbiamo capito che tutto questo si scontra con la naturale evoluzione umana, che assegna a ciascuno modi e tempi diversi per giungere all’età adulta. Occorre essere docili nell’accettarlo e offrire ai ragazzi la disponibilità ad affiancarli con una presenza discreta ma costante, anziché spingerli, perché il cammino dei figli e dei genitori si fa insieme. Serve poi fermezza nel mostrare con l’esempio i valori positivi della vita.
GRAZIANO
Risposta di Fabrizio Fantoni
– Caro Graziano, c’è poco da aggiungere a questa bella lettera, che risponde al mio invito di qualche settimana fa a dire la vostra sulle fatiche dei genitori alle prese con figli adolescenti. Sottolineo l’atteggiamento di una presenza discreta, che non significa silenziosa, bensì non pressante, in modo da non assumere atteggiamenti analoghi a quelli dei figli.
Se l’adolescente mette in atto comportamenti esagerati e provocatori, fino a generare un senso di impotenza nei suoi genitori, occorre rispondere abbassando i toni ed evitando continui scontri. Alzare la voce, tempestare di messaggi, non lasciar correre certi comportamenti ripetuti finisce per esacerbare le situazioni.
Si crea una dinamica in cui il genitore e il figlio, avendo gli stessi atteggiamenti, si avviluppano in una relazione sempre più stretta. Mostrando quanto si assomigliano e impedendosi reciprocamente di prendere quella distanza che sola consente di sostenere i ragazzi nella crescita.