Non è rimasto indifferente all'ennesimo naufragio nel Mediterraneo, né ai morti in Turchia, nella miniera di Soma. Il Papa ha accomunato le due stragi nell'appello che ha voluto lanciare al termine dell'udienza del mercoledì. In entrambi i casi si è trattato di «stragi vergognose», come le ha definite Francesco, che non sono frutto del caso. «Si mettano al primo posto i diritti umani», ha tuonato in piazza San Pietro. «Preghiamo per questo», ha ripetuto una seconda volta: «Si mettano al primo posto i diritti umani - e si uniscano le forze per prevenire queste stragi vergognose». Poco prima aveva salutato anche la «delegazione degli abitanti della cosiddetta “terra dei fuochi e dei veleni”, in Campania» chiedendo «che la dignità della persona umana e i diritti alla salute vengano sempre anteposti ad ogni altro interesse».
Tutela della dignità umana e dei diritti fondamentali di ogni persona. Le parole che papa Francesco non si stanca di ripetere sono anche un pesante atto d'accusa: contro chi mette al primo posto i propri interessi personali, contro la logica di un mercato che considera merce le persone, contro quella cultura dello scarto che usa le persone finché sono utili per un qualsiasi profitto e poi le abbandona alla propria sorte o le schiaccia fino alla morte.
E' un dovere mettere al primo posto i diritti umani, è un dovere accogliere i profughi. Un dovere che papa Francesco ha sentito di dover esprimere, lo scorso anno, anche di persona, proprio a Lampedusa, con il suo storico viaggio. E che non si stanca di sottolineare e ribadire: «Mentre fissiamo lo sguardo sulla Santa Famiglia di Nazaret nel momento in cui è costretta a farsi profuga», aveva detto il 29 dicembre, giorno nel quale la Chiesa celebra la Sacra Famiglia, «pensiamo al dramma di quei migranti e rifugiati che sono vittime del rifiuto e dello sfruttamento. Quasi ogni giorno la televisione e i giornali danno notizie di profughi che
fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca
di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie.
In terre lontane, anche quando trovano lavoro,
non sempre i profughi e gli immigrati incontrano accoglienza vera,
rispetto, apprezzamento dei valori di cui sono portatori. Le loro
legittime aspettative si scontrano con situazioni complesse e difficoltà
che sembrano a volte insuperabili».