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giovedì 01 maggio 2025
 
 

Senza fissa dimora, 50 mila in Italia

10/10/2012  La fotografia del fenomeno in Italia scattata da Istat, ministero del Welfare, Caritas e Fiopsd. La maggior parte vive al Nord. Pochissimi lavorano. Le donne sono oltre 6.200.

Quattro su dieci sono italiani. Tra i circa 50 mila senza fissa dimora, secondo i dati presentati dall'Istat, cresce il numero dei connazionali. In particolare, coloro che non hanno una casa dove tornare sono soprattutto uomini (87 per cento) con meno di 45 anni (57,9 per cento) e vivono al Nord (58,5 per cento). Perdita del lavoro o separazione del coniuge sono le cause più comuni (quasi il 34 per cento) che portano le persone a non avere più niente.


La ricerca, condotta sulla povertà estrema, in convenzione tra ministero del Lavoro, la Federazione italiana degli organismi per le persone senza fissa dimora (Fio.Psd) e la Caritas, ha preso in esame quanti, tra novembre e dicembre 2011, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta la capillare rilevazione statistica.

Fa pensare anche il numero di coloro che non hanno mai avuto una casa (il 7,5 per cento del campione). I due terzi, invece, prima di finire per strada (la maggioranza dichiara di essere senza dimora da almeno due anni), aveva una propria abitazione. Il restante del campione si suddivide equamente tra chi è passato per l'ospitalità di amici e/o parenti (15,8 per cento) e chi ha vissuto in istituti, strutture di detenzione o case di cura (13,2 per cento).


Ben il 44 per cento delle persone senza dimora utilizza servizi con sede a MIlano (27 per cento) o Roma (il 16,4 per cento): nella capitale, tra i senza fissa dimora gli italiani superano gli stranieri. Questi ultimi sono il 49,7 per cento, contro il 78,3 per cento di Milano. Dopo Roma e Milano, Palermo è tra i 12 comuni più grandi quello che accoglie il maggior numero di persone senza un tetto stabile (3.829). 


«Sulle politiche sociali siamo molto indietro e in difficoltà», ha ammesso Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Welfare, commentando la ricerca. «Stiamo studiando politiche che si fondino sulla presa in carico, perché non ci si può limitare al trasferimento monetario. Bisogna accompagnare le persone in difficoltà nei percorsi di inserimento lavorativo e di inclusione sociale». Dal canto suo Pezzana ha chiesto reddito minimo, residenza anagrafica, housing, integrazione tra sociale e sanitario, accesso ai diritti per gli stranieri, lavoro per «prevenire il fenomeno dei senza fissa dimora»

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