Serhiy Barnych
A Irpin, cittadina di 40mila abitanti a circa 20 chilometri a Nord di Kiev, verso la Bielorussia, stamattina. termonato il coprofuoco, Serhiy Barnych è uscito di casa per andare a presentarsi in ospedale e lasciare la sua firma per rendersi disponibile a prestare pronto soccorso come volontario. Serhiy ha 21 anni, è originario della regione dei Monti Carpazi. È studente di Medicina, al quinto anno, all’Università di Kiev. Gli manca un anno per terminare gli studi. «Faccio anche parte della Croce rossa», spiega, «i miei compagni di università che abitano con me sono andati via. Io e il mio collega che studia Medicina abbiamo deciso di restare, ora qui c’è bisogno di noi, e vogliamo dare una mano. Io ho vari strumenti medici con me e posso prestare assistenza ai feriti. Mi sono anche presentato al gruppo civico di difesa territoriale, la squadra formata da cittadini volontari per combattere e difendere la popolazione locale, come nelle altre città. Ho dato la mia disponibilità per l'assistenza medica».
Serhiy parla un italiano fluente: «Sono stato alcuni giorni a Roma e a Verona. Ma non ho mai vissuto in Italia. L’italiano l’ho imparato attraverso Internet, le tecnologie. Il mio obiettivo era venire a soggiornare per un periodo nel vostro Paese per fare pratica come medico in qualche ospedale. Ma ora, con la guerra, tutti i sogni sono stati distrutti». O akmeno sospesi.
Dopo la laurea in Medicina, in realtà, Serhiy vorrebbe entrare in seminario e studiare per diventare sacerdote. «A Irpin faccio parte della parrocchia romano-cattolica dehoniana, dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, che ha due parroci, uno polacco e uno moldavo. Io partecipo alla vita della comunità parrocchiale come loro assistente».
Ora Irpin, dice, è rimasta isolata da Kiev: il ponte e la strada principale in direzione della capitale sono stati fatti esplodere. «Ma i nostri soldati hanno respinto quelli russi facendo saltare in aria una lunga colonna di carri armati e mezzi», racconta con fierezza. «Le nostre truppe sono molto brave». E sottolinea: «L’Ucraina deve essere libera, io non so immaginare un Paese diverso». Lui, poco più che ventenne, è nato nell’Ucraina già indipendente, avviata in un percorso di democrazia. Serhiy e tutti i suoi amici non hanno conosciuto, sperimentato la dominazione sovietica. L'Ucraina che hanno vissuto è quella che guarda all'Europa. «Deve essere chiaro e fuori di dubbio che la gente qui vuole essere libera». E osserva con un filo di amarezza: «Alcuni amici italiani mi scrivono che, secondo loro, l’Ucraina starebbe in pace solo sotto l’influenza di Mosca. Per me questo è incomprensibile».
(Foto in alto: Serhiy Barnych con gli amici di varie parrocchie riuniti per Capodanno)