«Vi chiedo di sostenermi sempre con le vostre preghiere, affinché, con l’aiuto dello Spirito Santo, possa perseverare nel mio servizio a Cristo e alla Chiesa». Ripetendo, al termine dell’Udienza generale di ieri, l’invito già fatto durante il Regina Coeli di domenica scorsa, Benedetto XVI ha spazzato via ogni illazione sulle sue eventuali dimissioni, nel momento in cui festeggia oggi il settimo anniversario dell’elezione al pontificato, pochi giorni dopo aver compiuto 85 anni. Una accorata richiesta in linea con quella del 24 aprile 2005, nella celebrazione per l’inizio del ministero petrino: «Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi».
Tre encicliche (Deus caritas est nel 2005, Spe salvi nel 2007 e Caritas in veritate nel 2009), altrettante esortazioni apostoliche (Sacramentum caritatis nel 2007, Verbum Domini nel 2010 e Africae munus nel 2011), due Anni straordinari (il Paolino nel 2008-2009, il Sacerdotale nel 2009-2010, oltre a quello sulla Fede che prenderà avvio nel prossimo ottobre), ventisei viaggi in Italia e ventitré all’estero sono alcune delle cifre nelle quali si può riassumere questo intenso settennato dell’«umile lavoratore della Vigna del Signore», come papa Ratzinger si autodefinì.
Le migliaia di commoventi messaggi giunti al nostro giornale per fargli gli auguri testimoniano concretamente come l’affetto dei fedeli abbia superato di slancio qualsiasi paragone con il suo predecessore Giovanni Paolo II, che nei primi tempi del pontificato faceva fare ad alcuni vaticanisti inutili sforzi per ridurre la portata profetica del suo messaggio. Benedetto XVI resterà nella storia della Chiesa soprattutto per il suo altissimo magistero, che già era stato di grande sostegno alla missione di papa Wojtyla.
A confermare questa interpretazione sono giunte negli ultimi giorni le confidenze dei suoi più stretti collaboratori. «L'immagine che già da cardinale e poi, con un piccolo intervallo, anche come papa di Benedetto è stata offerta, è in buona parte una distorsione» creando «quasi una caricatura sia della persona che delle sue idee», ha sottolineato il segretario personale monsignor Georg Gaenswein. Mentre il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha affermato che «Benedetto XVI non è un uomo isolato» e non è il medesimo che viene raccontato dai mass media «anche se stanno imparando a conoscere meglio questo Papa e la sua sapienza, la sua cultura, la sua sincerità, la sua coerenza».
Come introduzione all’ottavo anno di pontificato, si impongono le parole che papa Ratzinger ha pronunciato nella Cappella paolina durante la celebrazione in occasione del compleanno: «Mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità; che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo. E questo mi aiuta a procedere con sicurezza. Questo aiuta noi ad andare avanti, e in questa ora ringrazio di cuore tutti coloro che continuamente mi fanno percepire il “sì” di Dio attraverso la loro fede».
Saverio Gaeta
Grazie Santità per il Suo ministero pastorale. Lunedì scorso, 16 aprile, ci siamo unite a tutta la Chiesa per ringraziare il Signore per il dono della Sua lunga vita a servizio della Chiesa e dell’umanità e oggi, 19 aprile, abbiamo un altro motivo per esprimere la nostra riconoscenza al Signore per l’anniversario del Suo ministero pastorale come guida del gregge di Cristo.
Questi sette anni di servizio alla Chiesa universale sono stati intensi e impregnati di sollecitudine per la Chiesa e per i suoi figli, specialmente attraverso i Suoi insegnamenti per aiutare ogni persona a scoprire la bellezza e ricchezza di sentirsi figli e figlie amate da quel Dio che è Padre di tutti, senza esclusione o preferenze. Santo Padre, come non ricordare il Suo insistere sul dono e rispetto per la vita, ogni vita, dal suo concepimento fino al termine della propria esistenza? Come non pensare ai Suoi messaggi e interventi a favore della pace, della riconciliazione, della fratellanza tra i popoli perché impariamo a vivere da veri fratelli e sorelle? Come non ricordare i Suoi insegnamenti sulla dignità e rispetto per ogni persona, particolarmente della donna che purtroppo ancora oggi subisce in tanti luoghi e in tanti modi esclusione, umiliazione, violenza e sfruttamento?
Questo messaggio vuole essere l’espressione corale di tante religiose e missionarie che condividono sulle strade del mondo il Suo insegnamento ed esempio di donazione totale a favore di tante persone bisognose di attenzione e accoglienza: degli immigrati, di donne e minori vittime di tratta di esseri umani, dei poveri, degli ultimi, dei bambini, dei senza casa e senza lavoro, tutti bisognosi di speranza, di amore, di compassione, misericordia e consolazione.
E oggi vorrei proprio essere voce di ognuno di loro per esprimere un grazie sincero a Vostra Santità, con la promessa di un ricordo riconoscente per tutte le Sue intenzioni pastorali unito ad un augurio di poter continuare ancora per tanti anni ad esserci pastore e guida sicura di tutto il gregge che gli è stato affidato dal Risorto: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”.
Pochi mesi prima che iniziasse la terribile guerra in Libia sono stata a Tripoli per alcuni giorni per rendermi conto della situazione di tante donne africane, soprattutto nigeriane, che arrivavano sulle coste italiane dopo aver sostato in Libia per parecchi mesi. Purtroppo molte di loro, una volta sbarcate sulle nostre coste, venivano respinte e riportate in Libia, dove erano rinchiuse nelle terribili prigioni che ho potuto visitare insieme alle religiose che operano sul territorio. Commovente l’incontro con un gruppo di giovani africani che, dopo aver saputo della mia provenienza da Roma, hanno avuto un sussulto di gioia e di speranza, chiedendomi di andare a visitare il Papa, di portargli i loro saluti e dirgli: “Le vogliamo bene!”.
Santità, oggi Le ridico questo loro desiderio che è pure il nostro e quello di tutte le persone che accogliamo e aiutiamo a ritrovare dignità e legalità perché nessuno si senta straniero, ma tutti parte di una grande famiglia, dove riconosciamo la Sua paternità di tutto il popolo di Dio. Santità anche noi Le vogliamo bene e la ringraziamo per il suo instancabile servizio alla verità. Accetti i nostri auguri di buon compleanno e di una fruttuosa continuazione del Suo ministero Petrino. Ad multos annos e grazie.
suor Eugenia Bonetti