Il ministro per i Beni e le attività culturali, Massimo Bray, ha nominato due mesi fa una commissione con il compito di rivedere le norme del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, verificandone la fedeltà alla Costituzione, la congruenza interna, nonché le eventuali discrepanze fra il Codice e altre leggi e norme. Ne fanno parte, tra gli altri, Giuliano Amato e Salvatore Settis, archeologo e “padre” del Codice stesso. Un lavoro complesso: dovranno indicare una serie di linee guida che verranno sottoposte alla valutazione del Parlamento nonché mettere a punto le regole per garantire un corretto rapporto tra privati e Stato nella valorizzazione e negli interventi di restauro del nostro patrimonio.
Professor Settis, qual è la sua opinione sul recente caso della sponsorizzazione di Tod’s del restauro del Colosseo?
«Fermo restando che Diego Della Valle ha certamente offerto il suo contributo con buone intenzioni, penso che il miglior esempio in Italia sia quello degli scavi e ricerche di Ercolano, dove un industriale americano, Packard, ha dato un contributo molto cospicuo senza chiedere in cambio assolutamente nulla, nemmeno il diritto, che io sappia, sulle fotografie dei lavori eseguiti a sue spese. Questo è mecenatismo degno di questo nome».
Utilizzare un bene pubblico per un evento privato, ad esempio una villa storica per un ricevimento, naturalmente con le dovute cautele, non può essere un modo per recuperare risorse necessarie al mantenimento del bene stesso?
«Il taglio irresponsabile ai bilanci dei beni culturali ha ridotto i nostri musei e i monumenti all'accattonaggio. Questo è il problema. La soluzione non può essere una trasformazione dei musei in location (per dirlo con un anglismo proprio non necessario) per pranzi e sponsali. La prima mossa da fare è ripristinare un decente livello di investimenti pubblici, ricordandosi che se le casse dello Stato sono vuote è perché nessun governo vuol mettere fine alla gigantesca evasione fiscale, la terza del pianeta dopo Turchia e Messico (dati Ocse). Se dei 154 miliardi di tasse che gli italiani non hanno pagato nel solo 2012 (valutazione Confcommercio) si recuperasse il 10 per cento, non ci sarebbe nessun bisogno di degradare i nostri musei e monumenti a luoghi per eventi mondani».
Il Governo ha elaborato una lista di 63 gioielli architettonici, in stato di abbandono, con l’idea di offrirli in affitto a società private, per 50 anni, con possibilità di rinnovo. Le società si farebbero carico del restauro e in cambio potrebbero sfruttarli come hotel di lusso. Che ne pensa?
«Assisto con sorpresa, anzi con dolore, a questo bricolage istituzionale, dove invece di affrontare alla radice i temi del patrimonio e della cultura, anziché riconoscerne il valore di serbatoio di memoria culturale, di identità civica, di energie per il futuro, il patrimonio viene preso come una specie di gruzzolo messo nel salvadanaio dai nostri antenati, che tocca a noi scialacquare. Non voglio qui giudicare i progetti singoli, sarebbe troppo complesso. Ė la tendenza alla dismissione, alla privatizzazione, alla messa all'incanto della memoria storica del Paese che mi addolora. L'incapacità di guardare al patrimonio se non in termini di vendita, o di svendita. Che è, fatalmente, la svendita dell'anima della nazione».