Andrée Ruth Shammah
Andrée Ruth Shammah è una colonna del teatro italiano da quando nella stagione 1972-73 ha fondato il Salone Pier Lombardo a Milano con l’attore Franco Parenti, lo scrittore e drammaturgo Giovanni Testori e il critico Dante Isella; dal 1989 Andrée Ruth Shammah, con la scomparsa di Franco Parenti, assume interamente la direzione dando al teatro il nome di “Franco Parenti”.
Con grande energia ed entusiasmo anima il suo teatro, non solo programmando la stagione nelle tre sale, e organizzando conferenze, presentazione di libri ed eventi, ma anche proponendo tante iniziative originali, tra cui la realizzazione di un orto nel teatro destinato ai dipendenti.
La Shammah, dopo aver messo in scena numerosi autori contemporanei come Sgorbani, Cavosi, Tarantino e Trevisan, si dedica ora alla regia di un classico, Gli innamorati di Carlo Goldoni, con la nuova compagnia del Teatro Franco Parenti con la quale ha lavorato anche l’attore Filippo Timi per la messa in scena di Don Giovanni. Afferma la regista: «i classici non hanno bisogno di essere riscritti, perché, quando sono ancora così efficaci, propongono una lettura dell’animo umano e dei sentimenti ancora attuale. Goldoni scrive in modo brillante, tanto che molte compagnie ogni anno lo rappresentano: infatti un autore contemporaneo ha argomenti appassionanti, ma non progetta una macchina teatrale perfetta come quella goldoniana. Io non amavo il commediografo veneziano, me lo ha fatto riscoprire un grande attore come Gianrico Tedeschi, quando abbiamo fatto insieme Sior Todero Brontolon nel 1999: ho superato l’idea del goldonismo cioè quelle tradizionali rappresentazioni di maniera, leziose, quasi cantate in dialetto veneziano, e mi sono concentrata sulle interazioni create tra personaggi per evidenziare l’attualità, poiché i rapporti tra uomo e donna non sono mai cambiati.»
La scelta del testo Gli innamorati è proprio legata ai temi che Goldoni tratta in modo attento e toccante e in cui anche i giovani innamorati di oggi si possono riconoscere: la paura di amare e di lasciarsi andare a sentimenti sinceri.
La Shammah si è infatti concentrata sull’analisi dei sentimenti presenti nel testo e non solo sul gioco teatrale che ha comunque un meccanismo perfetto: «Il primo livello di lettura è la gelosia, un flagello della nostra Italia, poiché per gelosia e sentimento di possesso nasce un equivoco che oggi può sfociare nella tragedia del femminicidio; mentre un secondo livello di lettura fa emergere con chiarezza la paura di essere amati e di credere nell’amore, il bisogno di continue rassicurazioni. Nel mio allestimento vorrei lasciare spazio solo alle parole, vorrei il palcoscenico vuoto, con i personaggi scalzi, solo i nobili con le scarpe, ma tutti vestiti uguali, senza veri costumi di scena, con candele per illuminare i volti; il teatro non è come il cinema, che servono effetti speciali, io voglio puntare solo sui sentimenti attraverso una forma fresca e senza sovrastrutture.»
Qui sopra e in alto: due scene di "Gli innamorati".
Lei conosce molti giovani che lavorano nella compagnia o nel teatro
Franco Parenti, ha un figlio venticinquenne, cosa pensa delle
definizioni che si danno oggi dei ragazzi, come per esempio quella di
“Sdraiati” di Michele Serra?
«Penso che ogni punto di vista sui giovani sia relativo, ognuno ha un
suo osservatorio, mio figlio vive a Roma da solo e si impegna per
lavorare nel cinema, alcuni suoi amici, che hanno fatto la Bocconi, si
danno molto da fare, appena dai loro un dito ti prendono un braccio. I
giovani che vedo poi io in teatro, cioè da un luogo privilegiato,
darebbero tutta la vita per fare qualcosa: chi si avvicina al teatro non
è uno “sdraiato”! Certo all’opposto ci sono tanti giovani che, per
esempio, rinunciano ad andare a teatro perché devono stare in silenzio,
non possono alzarsi, non possono usare il cellulare!»
E durante la crisi come prosegue il suo lavoro di imprenditrice
teatrale?
«I soldi non c’erano neanche prima della crisi, quando tutti li
spendevano, altrimenti oggi il debito non sarebbe così grande. Io sono
forte, vado incontro ai problemi, infatti il Franco Parenti è sempre
pieno, anche perché stiamo lavorando molto, facendo una stagione molto
varia; inoltre, mi sono lanciata in un nuovo progetto, per cui tutti mi
dicono che sono matta, voglio riattivare la piscina comunale Caimi, che
era gestita da Milano Sport e che stava morendo proprio di fianco al mio
teatro! Nei momenti di crisi vengono fuori i valori più importanti,
perché le persone fanno delle scelte: magari alcuni rinunciano a fare un
week end o allo shopping e comprano un biglietto per uno spettacolo. Io
lavoro in un teatro privato, non in uno stabile e, come è stato anche
dichiarato pubblicamente sui giornali, non prendo lo stipendio da due
anni, infatti preferisco pagare i ragazzi che lavorano da me e mi
indigno perché altri prendono soldi pubblici. Io sono ebrea e nella mia
tradizione si dice “Dio dà alle persone sulle spalle il peso che sanno
reggere”, a me hanno dato questo peso perché forse lo so reggere, anche
se non mi rassegno, non bisogna fermarsi solo perché si è arrabbiati o
scoraggiati! Quindi investo nella piscina, lavoro nei progetti con i
giovani under 30, uso il mio cervello e il mio cuore quanto più posso,
sperando che quando io non ci sarò più qualcuno senza rivalità e gelosie
proseguirà il mio lavoro nello spirito intraprendente che ho avuto io. »
Dove trova anche oggi l’energia per lavorare così tanto?
«In me nascono sempre nuove idee che devo seguire io personalmente, non
sempre si può delegare, ora sto collaborando con la Vanoni, con Haber,
anche se ci sono giorni che sono stanca, anche perché mi mancano i miei
affetti: mia sorella si è trasferita in Israele, mio figlio vive a
Roma. Mi sento sola senza mio marito, con cui ho vissuto per 33 anni,
noi ci siamo scelti da adulti e quando ci si innamora che non si è più
giovani, il distacco è ancora più difficile perché è stata una scelta
più responsabile e quindi si soffre di più. Ecco uno si riempie la vita
con il proprio lavoro, perché la vita privata spesso è un peso.»
DOVE & QUANDO
GLI INNAMORATI di Carlo Goldoni. Scene di Gian Maurizio Fercioni. Luci
di Gigi Saccomandi. Musiche di Michele Tadini. Arrangiamento testi di
Vitaliano Trevisan. Costumi di Angela Alfano. Con Matteo De Blasio,
Roberto Laureri, Elena Lietti, Alberto Mancioppi,Umberto Petranca,
Marina Rocco, Roberta Rovelli, Andrea Soffiantini. Regia di Andrée Ruth
Shammah. Produzione Teatro Franco Parenti.
Dal 26 marzo al 6 aprile
2014, Sala Grande, Teatro Franco Parenti di Milano. Info: Teatro Franco
Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano, tel.0259995206,
biglietteria@teatrofrancoparenti.it, www.teatrofrancoparenti.it