Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 28 aprile 2025
 
medio oriente
 

Sangue sul confine tra Gaza e Israele

30/03/2018  Una giornata di protesta organizzata da Hamas degenera in scontri violenti con 16 morti e oltre un migliaio di feriti. Gli israeliani temono violazioni della frontiera e sparano anche con armi da fuoco. Previste manifestazioni fino a metà maggio. L'ONU chiede una commissione d'inchiesta.

Si infiamma la tensione fra israeliani e palestinesi. Scorre il sangue alla frontiera fra la striscia di Gaza e Israele dove i palestinesi hanno cominciato oggi la “Grande marcia del ritorno”, che intende commemorare l’uccisione di sei palestinesi da parte dell’esercito israeliano nel 1976, durante gli scontri per la confisca dei terreni da parte di Israele.

La manifestazione è degenerata in scontri. Secondo le autorità di Hamas, l’organizzazione che controlla Gaza, ci sarebbero 16 morti e olttre un migliaio di feriti.  Altri tre gravi sono stati trasportati in ospedale a Ramallah. L’età delle vittime è compresa fra i 19 e i 38 anni.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ordinato un'inchiesta indipendente e trasparente per accertare lo svolgimento dei fatti. Dopo una riunione di emrgenza il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha condannato la violenza.

All’appello di Hamas per la manifestazione  di venerdì hanno aderito circa 20.000 persone. Secondo le autorità israeliane, la protesta è il pretesto per tentare  di violare la frontiera con Israele. Il comandate israeliano Eyal Zamir ha dichiarato che “dietro i disordini si nasconde il tentativo di realizzare attacchi terroristici” e ritiene Hamas responsabile degli scontri. Il portavoce dell’esercito israeliano accusa inoltre i palestinesi di mandare allo sbaraglio donne e  bambini, mettendo a rischio la loro vita. Il portavoce ha citato il caso di una bambina di sette anni che sarebbe stata mandata in avanscoperta verso le barriere di sicurezza con lo scopo di costringere gli israeliani a sparare. Per fortuna, non è accaduto.

I palestinesi hanno concentrato la protesta in cinque luoghi lungo la frontiera e dall’altra parte gli israeliani hanno schierato 100 tiratori scelti, militari, mezzi blindati e carri armati.

I manifestanti hanno cominciato a incendiare pneumatici, lanciare pietre e bombe incendiarie contro i militari israeliani, che hanno risposto sparando soprattutto pallottole di gomma e gas lacrimogeni, ma in alcuni casi hanno aperto il fuoco.

La rabbia dei palestinesi è stata alimentata fin dal primo mattino dalla notizia dell’uccisione  di Omar Waheed Abu Samour, un giovane agricoltore di 27 anni,  colpito  a morte da un carro armato israeliano prima ancora che cominciasse la manifestazione. Alcuni testimoni hanno riferito alla BBC che Samour e un amico stavano raccogliendo del prezzemolo nei campi vicino alla frontiera, nella località di Khan Yunis. L’amico di Samour è rimasto ferito. Secondo un portavoce dell’esercito israeliano, “due sospetti si sono avvicinati alle barriere di sicurezza e hanno cominciato ad agire in modo sospetto, perciò il carro armato ha sparato verso di loro”.

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato che le autorità israeliane hanno la "piena responsabilità" delle vittime di venerdì al confine di Gaza.

Una manifestazione parallela, con la partecipazione di circa 900 palestinesi, si è svolta anche in Cisgiordania. La mobilitazione dei palestinesi dovrebbe continuare fino al 15 maggio, giorno in cui viene celebrata la “Nabka”, cioè la catastrofe. Si tratta degli eventi del 1948, quando la nascita di Israele provocò l’esodo di centinaia di migliaia di palestinesi. Quest’anno, a infiammare ulteriormente gli animi, si aggiunge la testardaggine del presidente americano Trump, deciso a far inaugurare l’ambasciata statunitense a Gerusalemme (una decisione unilaterale contestata da gran parte della comunità internazionale), proprio a metà maggio, in occasione del 70° anniversario della dichiarazione di indipendenza di Israele. In questo clima è come gettare olio sul fuoco.

Multimedia
Le immagini della battaglia sulla striscia di Gaza
Correlati
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
24

Stai visualizzando  dei 24 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo