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mercoledì 21 maggio 2025
 
 

«Si può imparare non solo a resistere ma anche a rialzarsi»

24/08/2017  Dall'elaborazione del lutto di una persona cara alla gestione del conflitto con un compagno o con un docente: ecco cos'è (e come funziona) “una scuola resiliente”.

Come comportarsi con i propri alunni, se si è insegnanti, nel caso di un evento catastrofico, come un terremoto, una grave perdita come un lutto familiare, una situazione di violenza e di conflitto? A fornire gli strumenti per il supporto e la prevenzione psicologica di bambini e adulti in casi di emergenza è il progetto “Una scuola resiliente”, che ha dato vita a un toolkit, un manuale di indicazioni e linee guida rivolto a docenti e dirigenti di scuola primaria e secondaria di primo grado, operatori umanitari e psicologi dell’emergenza. Obiettivi: fornire a insegnanti e genitori gli strumenti per far emergere casi di disagio, promuovere il dialogo tra minori e adulti, rafforzare la relazione tra scuola e famiglia e la collaborazione tra insegnanti, famiglia e servizi pubblici. Come spiega Elena Zito, vicepresidente di Sipem Sos Marche, che ha gestito il progetto promosso da Cesvi, «il compito dello psicologo dell’emergenza è quello di stimolare nell’individuo la resilienza – la capacità non solo di resistere alle avversità, ma di rialzarsi e ricominciare – aiutandolo a individuare sia le sue risorse personali, dentro di sé, sia le risorse esterne sulle quali fare a€damento, quei luoghi sicuri che rappresentano la stabilità. Nel caso dei bambini, questi il più delle volte si identificano con la famiglia, la casa, gli amici, gli animali domestici». Aggiunge la Zito: «Con i bambini, in contesti genitoriali equilibrati, in genere è facile lavorare e non abbiamo incontrato gravi criticità. Gli insegnanti hanno avuto un compito duro: in molti casi vittime del sisma loro stessi, avevano la responsabilità di prendersi cura di bambini a loro volta vittime».

Foto di Roger Lo Guarro

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