Si può celebrare una messa “privata”, cioè non aperta al pubblico? - ALFONSO
La Messa è la celebrazione del sacrificio di Cristo per tutti. Pertanto essa è chiamata a manifestare chiaramente il disegno di quel Dio che, in Cristo, chiama tutti a formare il suo popolo nella fraterna comunione (cfr. Lumen gentium 13 e Sacrosanctum Concilium 2). Tutti i sacramenti, che nell’Eucaristia trovano la loro fonte e il loro culmine, hanno questo stesso scopo: fare e manifestare l’unità della Chiesa. L’apostolo Paolo ammonisce alcuni cristiani di Corinto che distinguevano la Messa dei ricchi da quella dei poveri (cfr. 1Corinzi 11 ss.). Prima della pace costantiniana (313 d.C.) la Messa era celebrata in case private, che però venivano chiamate domus ecclesiae (“casa della Chiesa”), superando ogni aspetto di privatizzazione. La Messa mantiene sempre il suo valore intrinseco anche se celebrata privatamente, ma si tratta di una anomalia dovuta a particolari situazioni di necessità. Essa è per sua natura “cattolica” (cioè universale), e quindi chiamata a essere aperta a tutti i fedeli, evitando ogni aspetto di privilegiato elitarismo. Non solo in teoria, ma anche visibilmente. Per questo nel 1958 Pio XII proibì l’espressione “Messa privata”.