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martedì 13 maggio 2025
 
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Si può pregare ovunque, anche nel dolore

22/05/2019  Papa Francesco conclude la catechesi sul Padre Nostro spiegando che, come Gesù ci ha insegnato anche sulla croce, il Padre può essere invocato sempre, con l'aiuto dello Spirito Santo, vero protagonista della preghiera

Papa Francesco conclude la catechesi sul Padre Nostro incentrando la sua meditazione sul tema della Lettera di San Paolo ai Romani: «Ovunque tu sia, invoca il Padre».

«La preghiera cristiana», spiega Bergoglio, «nasce dall’audacia di chiamare Dio con il nome di “Padre”». Questa è la radice dell’essere cristiani, dire a Dio «Padre», ma, dice Francesco, «ci vuole coraggio». Questa non è una «formula», ma «un’intimità filiale in cui siamo introdotti per grazia: Gesù è il rivelatore del Padre e ci dona la familiarità con Lui».

Chiamare Dio «Padre», dunque, non è ripetere meccanicamente una formula, ma riconoscerci figli. È Gesù che ce lo insegna e spiega attraverso le sue stesse invocazioni. Gesù, ricorda il Papa, si rivolge spesso a Dio con parole che richiamano il testo del Padre Nostro. Lo fa nel Getstemani, quando esclama: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». In questa preghiera, per quanto breve, c’è una traccia del “Padre nostro”. «In mezzo alle tenebre, Gesù invoca Dio col nome di “Abbà”, con fiducia filiale e, pur sentendo paura e angoscia, chiede che si compia la sua volontà. In altri passi del Vangelo Gesù insiste con i suoi discepoli, perché coltivino uno spirito di orazione. La preghiera deve essere insistente, e soprattutto deve portare il ricordo dei fratelli, specialmente quando viviamo rapporti difficili con loro», sottolinea Francesco. E ricorda quello che dice Gesù: «Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe». Anche in questa espressione c’è una assonanza con il Padre Nostro. «Gli esempi», continua Francesco, «potrebbero essere numerosi». Cita San Paolo, nei cui scritti «non troviamo il testo del “Padre nostro”, ma la sua presenza emerge in quella sintesi stupenda dove l’invocazione del cristiano si condensa in una sola parola: “Abbà!”». E ricorda il Vangelo di Luca, quando Gesù soddisfa la richiesta dei discepoli «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni – il Battista – ha insegnato ai suoi discepoli», insegnando, appunto il Padre Nostro.

Nella preghiera, sottolinea papa Francesco, il protagonista assoluto è lo Spirito Santo: «Non dimentichiamo questo: il protagonista della preghiera cristiana è lo Spirito Santo, è lui che muove a pregare e a pregare bene. Lui è il protagonista, quello che fa la vera preghiera in noi. Lui che soffia nel cuore di ognuno di noi che siamo discepoli di Gesù». Lo Spirito Santo «ci fa pregare nel “solco” che Gesù ha scavato per noi. Questo è il mistero della preghiera cristiana: per grazia siamo attratti in quel dialogo di amore della Santissima Trinità.  Gesù pregava così». E si può pregare in qualunque situazione, come ha fatto Gesù. Anche quando sperimenta la lontananza dal Padre, quando pronuncia, sulla croce, quel «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Ma, si chiede il Papa, «può il Padre celeste abbandonare il suo Figlio? No, certamente. Eppure l’amore per noi, peccatori, ha portato Gesù fino a questo punto: fino a sperimentare l’abbandono di Dio, la lontananza perché ha preso su di se tutti i nostri peccati. Ma anche nel grido angosciato, rimane il “Dio mio, Dio mio”. In quel “mio” c’è il nucleo della relazione col Padre, c’è il nucleo della fede e della preghiera».

A partire dall’invocazione di Gesù sulla croce «un cristiano può pregare in ogni situazione. Può assumere tutte le preghiere della Bibbia, dei Salmi specialmente; ma può pregare anche con tante espressioni che in millenni di storia sono sgorgate dal cuore degli uomini. E al Padre non cessiamo mai di raccontare dei nostri fratelli e sorelle in umanità, perché nessuno di loro, i poveri specialmente, rimanga senza una consolazione e una porzione di amore». Il Papa ricorda la preghiera di Gesù nel Vangelo di Luca: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli», e spiega che «per pregare dobbiamo farci piccoli perché lo Spirito santo venga in noi e sia lui a guidarci nella preghiera».

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