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sabato 05 ottobre 2024
 
Famiglie Multietniche
 

«Sì, siamo diversi, ma unitissimi»

02/07/2015  Quattro coppie miste raccontano la loro esperienza, che arricchisce e completa. Perché sono «come pezzi di un puzzle dove le differenze ci fanno incastrare alla perfezione».

(foto: Enzo Gargano)
(foto: Enzo Gargano)

Famiglie italo-egiziane, italo-africane, italo-argentine o italo-thailandesi. Sono le famiglie variopinte che animano la nostra società e dicono di come cambia il mondo. In Italia, dati Istat 2014, sono circa 26 mila i matrimoni misti, cioè contratti tra un coniuge italiano e uno straniero, il 13,4% del numero totale. Noi ne abbiamo incontrate quattro che abitano a Milano e che ci raccontano la ricchezza delle culture che si mischiano. 

Filomena, 60 anni, custode, e Adel Meshel Metry Ebrahem, 55 anni, impiegato in Atm, si sono conosciuti nel bar dei genitori di lei, dove Filomena dava una mano e Adel andava con i suoi amici. «Non ci sono stati molti problemi perché Adel era in Italia da parecchio tempo prima di conoscermi e si era abituato agli usi e costumi del Paese». Forse Filomena ha avuto qualche problema in più andando là. «Quando è scesa la prima volta si è ritrovata circondata dalla mia famiglia e riempita di domande benché non parlasse una parola di arabo», ricorda Adel con un sorriso. «Ma i parenti di entrambi sono stati felici di avere un membro della famiglia di un altro Paese per potersi, così, arricchire culturalmente». Anche la religione ha aiutato giacché «Adel è ortodosso copto e io sono cattolica, quindi entrambi di religione cristiana».  Negli anni Novanta si sono sposati, «all’epoca non erano diffusi i matrimoni misti, ma noi non ci siamo accorti di questa “diversità” grazie ad amici e parenti» e poco dopo è arrivata Lisa. Che oggi ha 21 anni ed è iscritta in Cattolica alla facoltà di Scienze linguistiche, profilo Relazioni internazionali.

Lingue: inglese, arabo e francese. «Da piccola», racconta, «mi sentivo speciale; gli altri bimbi volevano essere come me perché sapevo due lingue. Oggi studio per realizzare un sogno: diventare ambasciatrice». Grazie, forse, anche all’esperienza positiva dei genitori che le hanno sempre augurato di vivere in un mondo «variopinto». 

(foto: Enzo Gargano)
(foto: Enzo Gargano)

Angelo Inzoli ha 51 anni, Danielle 46. Lei è camerunense, lui italiano. Danielle era già a Milano quando si sono conosciuti; lì aveva studiato Medicina, mentre per la specializzazione in Ginecologia si era divisa tra Italia e Belgio. In Francia, poi, era stata per una seconda specializzazione in Ecografia ostetrica. Angelo ha studiato e lavorato a Milano per anni nel settore sociale ed educativo; poi, grazie a una borsa di studio, ha completato gli studi con un dottorato in Scienze sociali e politiche in Belgio, svolgendo la sua ricerca nella regione dei Grandi Laghi in Africa.

«La nostra fortuna più grande». Angelo e Danielle oggi hanno tre figli: Anne Lucie, 13 anni, Francesco Ettore, 10, e Daniele Leonardo di 6. Conosciutisi negli anni ’90, furono “galeotti” il volontariato e l’impegno a favore dell’integrazione di famiglie immigrate. «Poi abbiamo deciso di fare menage in Belgio». Delle difficoltà iniziali non ricordano quella di «integrare il punto di vista dell’altro, che è un impegno spontaneo in cui piacere di conoscersi e curiosità si mescolano (dal cibo agli amici)». Quanto il far conoscere la propria famiglia all’altro: «Nella famiglia di Danielle c’è più apertura. Le grandi famiglie africane sono già multietniche e multireligiose e l’arrivo di una persona nuova è una cosa positiva. In Italia abbiamo perso forse questa flessibilità. All’inizio, ci sono più paura e remore a cambiare».

Ma il tempo aiuta «a smorzare le tensioni e far emergere le qualità. Le coppie miste servono a questo. A far capire che le società devono evolvere, esattamente come tutto cambia; tecnologia, clima, lingua... E noi siamo tenuti ad assecondare quei cambiamenti che portano a un miglioramento. Testimoniato dai figli di queste coppie».  Quegli stessi a cui loro insegnano che «la vita è un dono che gli ha portato un immenso tesoro sociale, la multiculturalità, che devono sapere custodire, trasmettere  e interpretare».

(foto: Enzo Gargano)
(foto: Enzo Gargano)

Erica Scoccimarro, 44 anni e Claudio Ariel Pignatta, 40, lei italiana e lui argentino, entrambi impiegati, si sono conosciuti nel 2000 al lavoro. «Ci siamo arricchiti a vicenda unendo due culture così lontane, ma allo stesso tempo con tanti punti d’incontro. Ci siamo sentiti accolti l’uno nella famiglia dell’altro». Coppia «unita e felice», per loro la strada è stata in discesa: «La ricchezza del nostro matrimonio è figlia dell’unione di due culture che si combinano perfettamente». Da cui sono nati Francesco, 9 anni, e Chiara Cecilia di 6.  Oggi mettono al servizio del parroco il loro dono, «accompagnando le famiglie nel cammino del catechismo battesimale. La conoscenza dello spagnolo ci aiuta con le coppie miste».

(foto: Enzo Gargano)
(foto: Enzo Gargano)

Quando si dice “viaggiare in tandem”. Se chiedi ad Andrea, 36 anni, italiano, e alla moglie Pakamas Sapboonmee, di 34, thailandese, come si definiscono la risposta è all’unisono: «Il Team Pirani. Due pezzi di un puzzle dove le differenze sono ciò che ci fa incastrare alla perfezione».  Conosciutisi a Bangkok nel 2004, dove lei frequentava l’università e Andrea lavorava, da allora non si sono più lasciati. Anzi, oggi con loro c’è anche il piccolo Luca Gabriele di un anno. E se proprio devono individuare qualche difficoltà... «Nel modo di esprimersi, che è opposto: gli italiani sono diretti in ogni argomento, i thailandesi trovano più educato girarci intorno con lunghe perifrasi». E il cibo: «Ai thailandesi piace mangiare cibi dai sapori forti, speziati. Il palato italiano apprezza sapori più delicati ed equilibrati. Con il tempo abbiamo però trovato il mix che soddisfa entrambi». Nel piatto e nella vita.

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