Il mio bambino è entrato in prima elementare. Lo abbiamo iscritto di comune accordo con l’altra famiglia nella classe del suo migliore amico. Loro due stanno davvero bene insieme: si cercano, giocano, vivono l’amicizia che i bambini sanno trasformare in un vero tesoro.
Però io sento che questa scelta mi trova molto impreparata. Tra noi mamme c’è una sorta di gara per vedere chi ha il bambino migliore. È stato così fin dall’inizio. Mi sembra sempre che ciò che fa il mio bambino serva a farmi vincere una gara. Non saprei nemmeno dire come tutto questo è cominciato. Però, con l’altra mamma mi sono sempre sentita un po’ inferiore.
Così, adesso che i bambini vanno a scuola, temo che tutto diventi di nuovo oggetto di competizione. Soprattutto penso che i voti saranno l’oggetto di confronto continuo. So che è un problema mio e non del mio bambino e vorrei evitare in tutti i modi di riversarlo su di lui. Ma come si fa?
GIOVANNA
Risposta di Alberto Pellai
– Cara Giovanna, sembra davvero che la relazione tra voi due mamme abbia qualcosa, nel profondo, che non funziona. Avete fatto molto bene a permettere ai due bambini di condividere l’esperienza della scuola primaria nella stessa classe. Per prima cosa, ti direi che i voti all’inizio della scuola primaria sono la cosa che conta meno, tanto che molti docenti sospendono le valutazioni con bambini così piccoli perché sanno che servono a poco o nulla.
Più in generale, ti direi di cominciare a produrre tu un cambiamento sia col tuo bambino sia con la tua amica. Tu per prima non parlare mai di voti con entrambi. Non chiedere mai che cosa ha preso questo o quel compagno. È una regola che dovrebbe valere sempre, indipendentemente dal problema che racconti tu. Avere una fissazione così forte sul profitto scolastico dei figli, controllare spasmodicamente le loro valutazioni scolastiche (alcuni genitori lo fanno anche più volte al giorno sul registro di classe nel corso della giornata) significa implicitamente dire ai nostri figli che il loro valore dipende dai voti che prendono.
Spesso loro, implicitamente, credono che possono essere amati solo se prendono bei voti. Cosa che genera ansie e problemi a non finire. A loro e a noi. Leggi: Educare insegnando di M. Radaelli (Tau), un libro scritto da un professore di Filosofia delle secondarie che aiuta a capire che la scuola non è una gara, ma un percorso verso la scoperta della vera felicità.