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giovedì 20 marzo 2025
 
Educazione
 

«Questi figli esosi: siamo il bancomat della sua esistenza»

30/01/2024  «Sembra che ogni suo desiderio rappresenti un diritto che noi dobbiamo soddisfare e assolvere. Ora ni faccio molte domande sulla sua paghetta...» Leggi la risposta di Alberto Pellai

Abbiamo un figlio di 12 anni che dà per scontato che i genitori sono il “bancomat” della sua esistenza.

Sembra che ogni suo desiderio rappresenti un diritto che noi dobbiamo soddisfare e assolvere. Mi sto interrogando sulla questione della paghetta settimanale. Serve a un preadolescente? Può rivelarsi uno strumento valido, sul piano educativo? Sono molto confusa sul da farsi.

ORIELLA

 

Risposta di Alberto Pellai

– Gentile Oriella, l’ingresso in preadolescenza comporta anche l’esigenza di educare i nostri figli a gestire la loro vita nel territorio dell’autonomia. Significa che non possono più dipendere in tutto e per tutto da noi. E che devono imparare a pianificare, organizzare e gestire aspetti della loro vita. La funzione della paghetta è questa: non sono più io a dirti i sì e i no relativi al superfluo che desideri, ma sei tu che devi imparare a “tarare” ciò che vuoi su ciò che hai a disposizione. Il genitore “bancomat” è percepito come un pozzo senza fondo: si ha l’idea che possa sempre accontentare ogni richiesta e perciò il suo eventuale “no” viene interpretato come un gesto di “non amore”. Il figlio pensa: “Perché, tu che puoi, non vuoi rendermi felice?”.

Il figlio non considera che il genitore quando dice “no” non lo fa perché è sadico. Dosare bene i “sì” e i “no” nel corso della crescita aiuta un figlio a conquistare una sana autoregolazione. Gli permette di tollerare la frustrazione e soprattutto di rimanere aderente al principio di realtà. Per questo, la paghetta in preadolescenza potrebbe essere uno strumento educativo adeguato.

Deve servire per il superfluo (il costo dei biglietti del treno, dei libri di scuola, dei quaderni e quant’altro non devono essere coperti dalla paghetta) e deve portare il figlio a comprendere il valore del denaro, a capire che non si può avere tutto e che il desiderio può avere anche una gratificazione ritardata. Per esempio: potrebbero servire anche tre o quattro “paghette” per comprare una maglietta che al figlio piace molto.

Significa che deve fare i suoi conti, decidere a quali altre cose rinunciare per conquistare la cosa che desidera di più. Inoltre, oggi penso sia molto utile fornire un’educazione finanziaria ai nostri figli, ovvero aiutarli a comprendere che il valore che diamo al denaro ha un impatto non solo sulle nostre vite, ma sulla vita della collettività. Per questo, fate leggere a vostro figlio Non solo soldi! di Giuseppe Morici (Feltrinelli) che propone “Parole e storie per comprendere l’economia”.

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