Consegna il discorso già preparato e chiede ai ragazzi di fargli domande a braccio. Papa Francesco termina il suo viaggio a Sarajevo assistendo a uno spettacolo festoso dei ragazzi del centro giovanile Giovanni Paolo II, ma soprattutto incoraggiandoli sulla via della pace e del dialogo.
«Voi siete la prima credo generazione dopo la guerra, voi siete fiori di una primavera, come ha detto il vostro cardinale, fiori di una primavera che vuole andare avanti e non tornare alla distruzione, alle cose che ci fanno nemici gli uni degli altri», ha detto papa Francesco. «Io trovo in voi questa voglia e questo entusiasmo e questo è nuovo per me. Io vedo che voi non volete distruzione, voi non volete farci nemici l’uno dell’altro, volete camminare insieme».
E poi è tornato, di nuovo, sul commercio delle armi. Sul banco degli imputati «alcuni potenti della terra che dicono belle cose sulla pace, ma di sotto vendono le armi». Invece dai giovani Bergoglio si aspetta «onestà, ma onestà fra quello che pensate, quello che sentite e quello che fate, le tre cose insieme. Il contrario si chiama ipocrisia». Che siano capaci di creare ponti e non muri, «ma ponti che uniscono, perché anche i ponti possono dividere se non servono ad andare gli uni verso gli altri. Quando il ponte non si usa per andare l’uno verso l’altro, diventa la rovina di una città, la rovina di una esistenza e per questo da voi io aspetto che questa prima generazione del dopoguerra abbia onestà, non ipocrisia, per fare i ponti per lasciare che si possa andare da una parte all’altra dei ponti».
Il Papa ha insistito, ricordando la testimonianza dei ragazzi di più religioni che gli hanno parlato: «Avete la stessa esperienza di Darko, che non ha detto “io”, ma “vogliamo essere noi”. Tu sei ebreo, tu sei cattolico, tu sei musulmano, ma siete voi, questo è fare la pace e questo è proprio della vostra generazione».
Prima dell’incontro con i ragazzi il toccante incontro con le religioni, presenti musulmani, ebrei e cristiani. Un incontro comune che non era stato possibile ai tempi di Giovanni Paolo II e che rappresenta una delle novità di questo viaggio, di un Paese che, come ha ribadito il Papa in aereo, «sta andando verso la via della pace. I Balcani sono martoriati. E non è un caso che io abbia cominciato i miei viaggi in Europa prima a Tirana e adesso qui. È un segnale», ha detto chiaramente. Pur annunciando che oltre all’attenzione forte per i Paesi più periferici è in programma, «l’ho promesso ai vescovi», anche un viaggio in Francia.