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venerdì 04 ottobre 2024
 
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Gli attacchi alla volontaria rapita: «Che vergogna quegli insulti a Silvia»

23/11/2018  Da «ennesima oca giuliva» a «potevi startene a casa tua» si moltiplicano gli insulti contro Silvia Romano sequestrata in Kenya. Ne parliamo con Gianfranco Cattai, presidente della Focsiv la Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario.

Gianfranco Cattai, presidente Focsiv
Gianfranco Cattai, presidente Focsiv

Non si ferma la rabbia sul web, nemmeno di fronte a una giovane 23enne, Silvia Romano, la volontaria sequestrata in Kenya in seguito a un attacco armato a 80 chilometri da Malindi. Da «Ennesima oca giuliva, poteva stare a casa e aiutare gli italiani» a «Speriamo che tutti i buonisti pro clandestini facciano la stessa fine», «Ma che brava. Una in meno in Italia», «Nessuno vuole pagare un riscatto per una come te». Attacchi feroci e spietati, senza senso di cui chiediamo il perché a Gianfranco Cattai, presidente Focsiv.

«La domanda è giusta, ma è fatta alla persona sbagliata perché il 29 novembre prossimo consegniamo il premio del volontariato come da 25 anni a questa parte perché siamo convinti di dover dare più opportunità ai giovani di fare queste esperienze affinché costruiscano relazioni di reciprocità. I ragazzi non devono stare a casa nostra, ma partire con tutta la preparazione, prudenza e l’accompagnamento del caso. Se c’è una cosa a  cui stiamo attenti come organismi Focsiv (84 in 80 Paesi nel mondo) è a non lasciare sole le persone soprattutto se sono giovani e non solo per questioni di sicurezza. A maggior ragione nelle aree calde».

Lei che guida una Federazione di 4500 persone impegnate per gli altri come fa a non scaldarsi di fronte a tanto imbarbarimento?

«Più che non arrabbiarmi non mi stupisco perché questi insulti sono il risultato di ciò che è stato seminato per sfiduciare il lavoro degli organismi di volontariato in Africa e nel Mediterraneo. Questa è la conseguenza di un investimento denigratorio. Ed è tragico. Ecco perché capisco che qualcuno superficialmente dica “poteva stare a casa”. Non è loro la responsabilità, ma della mancanza di cultura. Quello che non capisco è da dove dobbiamo ricominciare se anche la viceministro della Cooperazione, Emanuela del Re dice: “guai a noi smettere di investire sul volontariato”. Questi giovani sono i nostri ambasciatori, il meglio della nostra società che dice “non mi arrendo di fronte al fatto che si investe sul ricco perché sia più ricco e il povero sia più povero”. Ecco perché come Focsiv stiamo pensando a una campagna per rilanciare il volontariato in Africa. Con lo stesso impegno che l’Europa ha profuso per sostenere e portare avanti l’esperienza Erasmus: in quel caso uno scambio tra studenti perché si conoscano meglio. Così faremo noi tra volontari e Africa».

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