La ragazza dai capelli cortissimi
che quasi vent’anni fa da Sanremo
conquistò tutti cantando A casa
di Luca è diventata una bella
mamma di due bambine, Sofia e
Ludovica. Il canto continua a essere
una parte importante della sua vita, come
ha dimostrato in Tv a Tale e quale
show, ma da tempo Silvia Salemi alla
musica ha affiancato un forte impegno
nel sociale. È madrina dell’Osservatorio
nazionale per la cultura alla legalità e alla
sicurezza dell’Associazione nazionale
magistrati e testimonial di una campagna
contro il bullismo che la porta in giro
per le scuole d’Italia.
#migliorisipuò | Anche le parole possono uccidere
- Quali sono, nella sua esperienza,
le parole più usate dai giovani per ferire
i coetanei?
«Tutte quelle che fanno riferimento
all’aspetto estetico: come ti vesti, se sei
grasso o magro o porti gli occhiali, il colore
della pelle. Più in generale si prende
di mira chi non appare come un vincente.
L’aspetto che mi fa più rabbia è
che sempre più spesso si prendono di
mira giovani che dovrebbero essere presi
come modello. Già dalle elementari
se una bambina è carina, educata, fa i
compiti, viene etichettata dagli altri come
“perfettina” e quindi isolata ed
esclusa dai giochi. Al contrario, se metti
i piedi sul tavolo e rispondi male alla
maestra diventi un idolo da imitare».
- Quale fenomeno la preoccupa di
più?
«Il cyberbullismo, cioè l’uso dei social
network per denigrare l’altro. Il
computer pone una distanza che fa cadere
ogni inibizione. Si scrivono cose
tremende senza minimamente capire
quanto possano far male. Il problema è
che ci troviamo di fronte a un totale
vuoto normativo».
- Lei come si regola con le sue figlie?
«I social network hanno anche
aspetti positivi. Con le mamme della
classe delle mie bambine abbiamo creato
una chat che usiamo per sapere come
si sono comportate a scuola. Se so
che mia figlia ha preso in giro una compagna,
il giorno dopo le impongo di
chiedere scusa. Il problema è che tanti
genitori oggi tendono sempre e comunque
a giustificare i figli».
- È siciliana. Nessuno le ha mai dato
della “terrona”?
«No, ma mi avrebbe fatto molto piacere,
perché significa una persona che
lavora la terra, quindi in realtà è un
complimento. È questo che dobbiamo
insegnare ai nostri ragazzi: quando
qualcuno li insulta devono imparare a
smontare l’offesa con l’ironia. Così il
prepotente di turno è inchiodato nella
sua stupidità».