Il prof. Barberis
Risponde il professore Bruno Barberis, professore associato di Fisica Matematica alla Facoltà di Scienze dell’Università di Torino. Nel 1975 ha iniziato ad occuparsi della Sindone dal punto di vista della ricerca scientifica. Dal 1988 al 2002 è stato Presidente della Confraternita del SS. Sudario e del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, del quale dal 2002 è direttore scientifico. È membro della Commissione per la Sindone della diocesi torinese, dal 1991 è membro della Commissione per la sua conservazione. Ha inoltre collaborato all’organizzazione delle Ostensioni del 1978, 1998, 2000 e 2010. Autore di oltre cento articoli e di libri sulla Sindone, ha tenuto più di 1700 conferenze sia in Italia che all’estero.
Che cos’è la sindonologia?
«Non
è una scienza, ma semplicemente un termine che indica gli studi e le
ricerche, effettuate in vari settori, volte allo studio e all’analisi
del tessuto della Sindone e della sua immagine».
Secondo gli studi effettuati finora, a quale epoca è possibile datare la Sindone?
«In
base all’analisi tessile, alle tracce che provano che l’immagine
impressa sul telo appartiene ad un uomo crocifisso (e le ultime
crocifissioni risalgono all’inizio del V secolo), alla perfetta
coincidenza delle caratteristiche presenti sull’uomo della Sindone
con la descrizione evangelica della crocifissione, morte e sepoltura
di Gesù, si può ritenere plausibile l’ipotesi che l’età della
Sindone sia di almeno 2000 anni. L’unica analisi contraria a tale
ipotesi è la datazione del tessuto con il metodo del Carbonio-14».
Sono davvero tracce di sangue quelle presenti sul Lenzuolo?
«Le
macchie di colore rosso visibili sulla Sindone sono realmente macchie
di sangue umano di gruppo AB prodotte da ferite di origine
traumatica, come è stato dimostrato da due equipe di studiosi in
seguito agli studi effettuati sui campioni prelevati nel 1978».
Il volto dell'Uomo della Sindone
È possibile tracciare un profilo genetico dell’Uomo della Sindone?
«Un
tentativo è stato fatto nel 1995, ma con risultati poco
significativi in quanto sono state trovate notevoli contaminazioni di
DNA maschile e femminile di soggetti diversi, in quanto la Sindone
nel corso della storia è stata manipolata da moltissime persone».
Cosa rivelò l’esame del “Carbonio-14”? E quali critiche avanzarono gli studiosi nei confronti di questo esame?
«La
datazione di un campione di tessuto effettuata nel 1988 con il metodo
del radiocarbonio (C14) ha fornito una data compresa tra il 1260 e il
1390 d.C. Questo risultato è tuttora oggetto di un ampio dibattito
tra gli studiosi circa l’attendibilità dell’uso del metodo del
radiocarbonio per datare un oggetto con caratteristiche storiche e
chimico-fisiche così peculiari come la Sindone. La datazione
medievale contrasta con vari risultati ottenuti in altri campi di
ricerca ed inoltre non è facile accertare se nel corso dei secoli
non si è aggiunto nuovo C14 a quello del telo e in quale quantità.
È stato provato che contaminazioni di tipo biologico, chimico e
tessile sono in grado di alterare considerevolmente l’età
radiocarbonica di un tessuto. Poiché la Sindone è certamente stata
sottoposta a contaminazioni di tipo sia biologico (lo provano le
microtracce ritrovate su di essa) sia chimico (in conseguenza
dell’incendio patito a Chambéry) e tenendo conto che nella zona
del prelievo del campione utilizzato per la radiodatazione sono stati
ritrovati fibre di cotone di provenienza ignota, i suddetti risultati
sperimentali meritano di essere attentamente studiati e verificati
mediante la realizzazione di un ampio programma di ricerche e di
nuovi esami che consenta di valutare il problema dell’introduzione
di un opportuno fattore di correzione alla data radiocarbonica del
tessuto sindonico. Pertanto al momento attuale il problema della
datazione del tessuto sindonico risulta aperto e non ancora risolto.
Inoltre non bisogna dimenticare che la Sindone non è un semplice
tessuto, ma un telo che contiene l’impronta di un uomo torturato e
crocifisso che fino ad ora non si è mai riusciti a riprodurre con
tecniche note all’uomo; non è pertanto per nulla facile
giustificare in modo logico la realizzazione di una tale impronta in
epoca medievale».
Quali sono le notizie delle Sacre Scritture sulla Sindone?
«I
primi accenni alla Sindone sono le descrizioni della sepoltura di
Gesù contenute nei vangeli: “Giuseppe d’Arimatea, preso il corpo
di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua
tomba nuova che si era fatta scavare nella roccia” (Mt 27, 59-60).
La domenica mattina quando Pietro e Giovanni, avvisati dalle donne,
giungono al sepolcro non vi trovano più il corpo di Gesù che è
risorto, ma trovano solo la Sindone e gli altri teli sepolcrali:
“Pietro […] entrò nel sepolcro e vide le bende per terra e il
sudario che gli era stato posto sul capo non per terra con le bende
ma piegato in luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo
[…] e vide e credette” (Gv 19, 6-8)».
Caravaggio, La Deposizione di Cristo (1602-1604)
Quali sono i riscontri fra il racconto dei Vangeli e l’immagine impressa sulla Sindone?
«Se
prendiamo in esame le principali caratteristiche comuni a Gesù e
all’uomo della Sindone, ovvero l’avvolgimento in un lenzuolo dopo
la morte, la posizione di un casco di spine sul capo, il trasporto
sulle spalle di un oggetto pesante, la crocifissione con chiodi, la
ferita al costato dopo la morte, la sepoltura provvisoria e
frettolosa, la breve permanenza nel lenzuolo (solo poche decine di
ore) e calcoliamo la probabilità che ognuna di queste
caratteristiche siano appartenute ad un qualsiasi crocifisso della
storia, la probabilità che questi eventi si siano verificati
contemporaneamente, ovvero che queste caratteristiche si trovino
riunite tutte insieme su uno stesso uomo che abbia subito il
supplizio della crocifissione risulta uguale a 1 diviso 200 miliardi.
Ciò significa che su 200 miliardi di eventuali crocifissi ve ne può
essere stato uno solo che abbia posseduto le sette caratteristiche
comuni all’uomo della Sindone e a Gesù che abbiamo preso in
considerazione. Poiché è evidente che nella storia dell’umanità
non vi possono essere stati 200 miliardi di crocifissi (al massimo
qualche centinaia di migliaia o qualche milione) il calcolo fatto
permette di concludere che è altissima la probabilità che un
crocifisso con queste caratteristiche sia unico e che pertanto l’uomo
della Sindone sia proprio Gesù di Nazareth».
Cosa scoprì l’avvocato Secondo Pia, il primo “fotografo” della Sindone?
«La
prima fotografia della Sindone, scattata da Secondo Pia nel 1898,
permise di scoprire che l’immagine ha caratteristiche simili a
quelle di un negativo fotografico, ossia presenta una distribuzione
di luminosità che è opposta a quella che percepiamo nella realtà,
esattamente come accade per un negativo fotografico; pertanto è sul
negativo che possiamo osservare il vero aspetto dell’uomo della
Sindone come se si trovasse di fronte a noi».
Che cos’è la “pista botanica”?
«Nel
1973 e nel 1978 vennero effettuati sulla Sindone, mediante
l’applicazione di nastri adesivi, alcuni prelievi di microtracce,
rinvenendo granuli di polline provenienti da 58 piante fiorifere.
Poiché alcuni di essi provengono da piante che crescono solo in
Palestina e in Anatolia si può concludere che è altamente probabile
la permanenza prolungata della Sindone, oltre che in Europa, anche in
tali regioni. Recenti ricerche, condotte anche da studiosi
israeliani, hanno permesso la scoperta di altri tipi di piante,
confermando la suddetta ipotesi».