Un'immagine della chiesa della Santissima Trinità, a Torino
All'esterno il frastuono di una grande città; all'interno la preghiera silenziosa davanti al Santissimo Sacramento, la calma senza tempo, la luce soffusa e gentile delle candele. Si sono fermati in tanti, cercando un'oasi dello spirito o anche solo un istante per tirare il fiato. In occasione dell'ostensione della Sindone, Torino ha lanciato la sfida dell'adorazione eucaristica continua, ogni giorno dalle 9 alle 19 nella chiesa della Santissima Trinità, in pieno centro.
La proposta ha incontrato un notevole successo. Non sono stati solo i pellegrini della Sindone a visitare la chiesa. Anche tanti torinesi l'hanno scoperta: lavoratori in pausa pranzo, signore con le borse dello shopping, perfino qualche ragazzino col cono gelato in mano. C'è chi ha portato in dono una pianta o un fiore. Dall'inizio dell'ostensione ogni settimana sono stati accesi quasi 2.000 lumini. «Così abbiamo cercato di dare una chance alla Provvidenza – spiega don Luca Peyron, rettore della chiesa della Trinità – Abbiamo incontrato tanti pellegrini, ma anche persone che non avevano più una vita di preghiera, che magari non si confessavano da vent'anni e che trovandosi davanti un sacerdote improvvisamente si sono sciolte. A suo modo, questa è evangelizzazione di strada».
Siamo nella centralissima via Garibaldi, sempre affollata per i suoi tanti negozi, meta di frotte di ragazzi in libera uscita e gente a caccia di acquisti. Passando davanti alla chiesa e trovando il portale aperto c'è da restare incantati. Tutto in questo gioiellino dell'arte barocca (cui lavorò anche il grande architetto Filippo Juvarra) allude implicitamente al mistero trinitario: tre ingressi, tre altari, tre cantorie. «L'ostensione – riflette don Peyron – ci ha permesso anche di riscoprire l'originaria missione della chiesa, voluta a metà '500 dalla Confraternita della Trinità proprio per dare asilo ai tanti pellegrini che attraversavano l'Europa in quegli anni».
A Torino l'idea della chiesa aperta come oasi di preghiera ha radici lontane. Uno dei primi esperimenti risale al 2006, quando la città ospitò le Olimpiadi Invernali. Da allora, con varie modalità, la proposta è stata ripetuta più volte e adesso, terminata l'ostensione, già si guarda oltre. «Compatibilmente con le nostre forze, ci piacerebbe continuare a offrire alla città questo spazio di silenzio interiore, tanto più nell'anno che papa Francesco ha deciso di dedicare alla misericordia. Il silenzio e la bellezza sono due aspetti che parlano al cuore. E questo non vale solo per la comunità cristiana, ma per l'intera società civile. Inoltre – conclude don Peyron, che è anche direttore della pastorale universitaria diocesana – ci piacerebbe che la chiesa della Trinità diventasse un centro di incontro culturale tra studenti italiani e stranieri. Già in questi mesi di ostensione, gli scout universitari si sono occupati delle pulizie e hanno accolto i visitatori».