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giovedì 20 marzo 2025
 
 

Sindone, le domande dei nostri lettori

25/05/2010  E' una reliquia o è un falso? Perchè non è sempre esposta? Pubblichiamo due lettere giunte in redazione con le risposte date dal teologo monsignor Giuseppe Ghiberti.

1/LA SINDONE, RELIQUIA O FALSO?

La Sindone esposta a Torino è una vera reliquia o un falso, come attestano alcuni esami? Paolo B. - Vercelli

Risponde monsignor Giuseppe Ghiberti, teologo e presidente della Commissione diocesana per la Sindone.     

     «Il termine “falso”, nell’uso comune, suggerisce un inganno. Per la Sindone l’inganno potrebbe esserci solo se chi l’ha “fatta” l’ha messa in circolazione per fare credere che essa sia una cosa diversa da ciò che è: per esempio per fare credere che essa ha contenuto il corpo di Gesù deposto dalla croce, mentre lui sa benissimo che è tutt’altra cosa. Per dire questo della Sindone occorre sapere che essa è un manufatto fabbricato con intenzione particolare, per esempio come reliquia da vendere. Ma questo non risulta in nessun modo». 
     «Ancora: per “falso” si può intendere ciò che non è quel che la gente crede, anche se non se ne conosce l’origine. Ma anche questo non risulta, perché la questione dell’origine è oggetto di discussione; anzi, le probabilità che essa sia proprio quel che tanti pensano, il lenzuolo funerario di Gesù, sono molto serie. Sembra che Giovanni Paolo II abbia dato il titolo di “reliquia” alla Sindone (non però quando venne a Torino, nel 1998), per il fatto che essa richiami in misura unica ciò che Gesù ha sofferto. Perciò, per evitare equivoci, sarebbe preferibile usare il nome proprio, oppure le varianti di “santo telo, lino benedetto”».

2/LA SINDONE SEMPRE ESPOSTA?  

Perché non si pensa a un’ostensione perpetua della Sindone? Patrizio M. - Foggia 

Risponde monsignor Giuseppe Ghiberti, teologo e presidente della Commissione diocesana per la Sindone.  

    «La decisione di un’ostensione viene presa solo dal Papa, proprietario della Sindone. L’orientamento, però, non è per un’ostensione permanente. In primo luogo, perché occorre proteggere l’immagine. Siccome essa, a differenza del sangue, è data solo da un iscurimento delle fibrille superiori dei fili di lino, per continuare a distinguere l’immagine è necessario che il colore di fondo del telo si scurisca il meno possibile. E poiché l’ostensione viene fatta con l’aiuto della luce, questa provoca maggiore iscurimento ovvero ossidazione».     
      «In secondo luogo, occorre evitare l’assuefazione a una realtà tanto misteriosa quanto commovente. E, infine, le spese per una tale organizzazione sarebbero ingenti, soprattutto per la preparazione di un ambiente adatto (probabilmente una nuova chiesa) e di un servizio che offra le garanzie necessarie sia all’accoglienza sia alle esigenze del culto. Certo, qualora se ne vedesse una grande utilità, si dovrebbe prendere in considerazione anche l’eventualità di un’ostensione permanente, ma forse l’accorrere di tante persone in questi giorni si spiega con l’eccezionalità dell’evento, che diventa più significativo proprio per la sua rarità».  

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