Non è un manifesto apologetico ma
un vero e proprio viaggio-inchiesta
negli enigmi della Sindone, che migliaia
di cristiani venerano come il
sudario funebre di Cristo, gli scienziati
non cessano di studiare e suscita
interesse e curiosità persino
tra molti non credenti o fedeli di
altre religioni. «Il Dvd», chiarisce subito Gian
Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo
della Sindone di Torino, «non è “a tesi” ma cerca
di fare il punto sulla realtà del lenzuolo attraverso
la ricostruzione degli studi scientifici
e dando voce a tutti. Non a caso, tra le persone
interpellate c’è anche uno studioso che sostiene
che la Sindone sarebbe d’epoca medievale e, di
conseguenza, un falso».
Il bello del film-documentario Sindone.Storia di un Mistero (da questa settimana con
Famiglia Cristiana), diretto da Omar Pesenti, realizzato
da Officina della comunicazione, prodotto
dal Centro televisivo vaticano (Ctv) con
il sostegno di Egea e la collaborazione di Sky3D,
è l’uso sapiente della tecnologia grazie alla quale,
attraverso ricostruzioni in 3D, animazioni,
schegge di fiction, chi lo guarda può immergersi
nella vicenda millenaria e intricatissima
della Sindone, tra indagini accurate, l’esame del
“carbonio 14”, l’incendio del 1997 e il susseguirsi
di pubblicazioni e analisi. «Dal punto di vista
visuale il documentario è molto accattivante»,
conferma Zaccone. Che aggiunge: «Una riflessione
interessante è quella svolta dal professore
Ruggero Eugeni, docente di Semiotica dei media
alla Cattolica di Milano, sul significato della
Sindone come segno».
Molte immagini, dalle passate Ostensioni, fino a quelle relative al patrimonio
artistico dei Musei Vaticani
e diocesani, arrivano dal repertorio
esclusivo del Centro televisivo vaticano.
«E questo», nota Zaccone, «è importante
perché è un chiaro segnale
d’interesse da parte della Santa Sede
nei confronti della Sindone e di ciò
che essa rappresenta per i fedeli al di là
delle discussioni scientifiche»
Ma qual è il filo rosso del film? Il
regista Omar Pesenti ha fatto partire la
narrazione da quando è nato l’interesse
scientifico verso il Lenzuolo, «e cioè»,
spiega, «dal celebre scatto fotografico
di Secondo Pia del 1898, dal quale siamo
partiti per tracciare il percorso sugli
studi effettuati senza imporre nessun
punto di vista allo spettatore, che potrà
farsi un’opinione da solo».
In diversi momenti – e qui siamo
al cuore dell’enigma – sono stati richiamati
i passi del Vangelo che raccontano
la passione e morte di Gesù e
che presentano analogie sorprendenti
con l’immagine dell’Uomo della Sindone
e fanno di questo lenzuolo qualcosa
di molto più complesso di una
semplice, pur suggestiva, “immagine”.
L’AUTOPSIA DELLA SINDONE
«Abbiamo
ricostruito visivamente la scena del
sepolcro vuoto di Cristo con il sudario
rimasto a terra», spiega Pesenti, «anche
se non diciamo che c’è una corrispondenza
tra quel sudario e la Sindone
di Torino, ma cerchiamo di mettere
in fila tutti gli elementi utili emersi
fino a questo momento».
Il cuore del documentario è l’analisi
dal punto di vista anatomopatologo
dell’immagine lasciata impressa
sul telo dall’Uomo della Sindone. «In
sostanza», spiega Pesenti, «abbiamo
fatto una doppia autopsia della Sindone
con il professor Bruno Barberis, che
ha analizzato una riproduzione, e con
il professore Pierluigi Baima Bollone
che ha analizzato il negativo in uno
studio di anatomopatologia, come se
si trattasse di un cadavere».
C’è un particolare che ha colpito
molto il regista: «È incredibile», dice,
«la corrispondenza tra i racconti del
Vangelo e l’impronta che c’è sul telo».
Il mistero, insomma, è destinato a continuare.
Senza mezze misure: «Se è falsa
», ha detto qualcuno, «è l’opera di un
genio sovrumano; se è vera, è il segno
di un amore sovrumano».