Con
attenzione e delicatezza i polpastrelli si posano sul volto, sfiorano
il naso, il contorno degli occhi, poi scendono lungo le spalle,
arrivano al costato ferito, intuiscono i segni della flagellazione,
le percosse, i chiodi sulle mani e sui piedi. Anche chi non vede può
accostarsi alla Sindone, grazie a un plastico che riproduce in
rilievo l'immagine impressa sul lino. La storia di questo contributo
all'accessibilità si intreccia con quella di Angelo Costantino
Sartoris, torinese, disabile visivo affetto da una malattia
degenerativa degli occhi. Fu lui, in occasione dell'ostensione del
2000, ad avere l'idea.
«Mi
sembrava importante – racconta – che le persone cieche potessero
accedere a questo documento, fonte di domande per credenti e non. Ne
parlai con alcuni esponenti del comitato organizzatore
dell'ostensione. Qualche tempo dopo fui convocato da un gruppo di
esperti e sindonologi: ero emozionato e un po' disorientato, ma fu un
incontro cordiale e la mia proposta venne accolta».
Il plastico è
il risultato di un gioco di squadra, nel quale sono intervenuti molti
attori. Fondamentale il lavoro di Nello Balossino, docente di
informatica all'Università di Torino, che ha curato il trattamento
digitale dell'immagine usata per realizzare l'opera in rilievo.
«Una
trasposizione integrale della Sindone – prosegue Sartoris –
avrebbe posto molti problemi pratici, a causa delle grandi
dimensioni, e avrebbe rischiato di diventare inutilizzabile. Per
questo, dopo varie ipotesi, si decise di riprodurre in scala 1 a 1 la
parte sinistra del telo, cioè quella in cui l'uomo appare
frontalmente. Le diverse gradazioni di colore corrispondono a diversi
livelli di rilievo: in questo modo i non vedenti, con l'aiuto di una
guida, possono percepire l'immagine. La prima persona a toccare il
plastico fu una ragazza argentina di 16 anni, non vedente.
Accostandovi le dita si commosse e noi ci dicemmo che quella reazione
così semplice e istintiva bastava, da sola, a giustificare il nostro
lavoro».
Ma
il legame di Sartoris con la Sindone è proseguito nel tempo. Durante
l'ostensione del 2010 ha lavorato come volontario e ora desidera
ripetere l'esperienza: «Per me è una preziosa occasione di
servizio. E' stando accanto ai nostri fratelli, soprattutto ai
cosiddetti "ultimi", che possiamo incontrare il volto del Signore».
Quest'anno coordinerà i volontari addetti al plastico tattile: una
squadra formata ad hoc, di cui fanno parte due persone cieche e
alcuni ipovedenti. Proseguirà dunque il suo impegno per permettere a
chi non vede di fare esperienza della Sindone.