Jannik Sinner e Lorenzo Musetti non sono mai stati così in alto insieme e non potrebbero essere più diversi. Il bello del tennis è che sa essere uno sport diverso non quanti sono i campioni che lo giocano ma quasi. Il bello del tennis italiano è che ha saputo crescersi una nidiata di campioni under 25 che non giocano tutti allo stesso modo. Sinner e Musetti entrambi ai quarti del Roland Garros come non succedeva dal 1973 ne sono l'esempio.
C’è stato un tempo in cui il tennis, soprattutto nelle accademie americane, fabbricava tennisti con lo stampino: a metà anni Ottanta nacquero tante piccole Chris Evert presto bruciate. Lo stesso Nick Bollettieri, leggendario fabbricante di numeri uno, replicava spesso modelli simili tra loro.
Jannik e Lorenzo sono diversissimi: il primo emerge fin da giovanissimo grazie a precisione, peso di palla granitico a dispetto di un fisico lungo ed esilissimo, e a una resistenza mentale fuori dal comune, il secondo si affaccia sul circuito ragazzino con un gioiello di rovescio a una mano come non se ne vedono più e brilla per la creatività anche se almeno inizialmente fatica a tenere a mente la partita nel suo insieme. Otto mesi di differenza Sinner compie i 24 anni ad agosto, Musetti ne ha compiuti 23 a marzo, numero e uno e numero sette al mondo, stanno entrambi crescendo molto: Sinner sta aggiungendo tasselli di tocco al suo tennis essenziale che mira agli incroci delle righe e spesso le prende, ha aggiunto un’efficace palla corta, i punti diretti con il servizio. E il gioco di volo, pur non essendo un suo istinto sta acquisendo sempre più solidità. Musetti ha smesso di accontentarsi della bella sensazione che dà un collage di colpi magici riusciti e sta imparando a resistere con pazienza quando le magie non riescono e quando in campo il gioco si fa sporco.
Man mano che crescono, Sinner si avvicina un pochino a Musetti, Musetti un pochino a Sinner, ciascuno aumenta gli attrezzi nella propria cassetta, con l’effetto di arricchirle entrambe verso la completezza.
Filippo Volandri capitano di Davis sostiene che non abbiamo ancora visto né il miglior Sinner né il miglior Musetti e molto probabilmente ha ragione: quello che è certo è che in questo Roland Garros sia Sinner sia Musetti hanno fatto un altro passo avanti, qualunque cosa accada nelle prossime ore, e anche se Sinner ha già compiuto 52 settimane da numero 1 e sta mostrando una solidità che fa quasi paura, non ha ancora raggiunto il proprio massimo. E intanto Musetti rosicchia campo e si avvicina. Ne vedremo delle belle e il tennis italiano nella sua diversità felice non ha mai regalato soddisfazioni così e così speranzose di lungo termine.