Nel giorno in cui veniva lanciato il sito web dell’Assemblea sinodale continentale di Praga, i cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivemente segretario generale del Sinodo e relatore generale del Sinodo 2021-2024, hanno pubblicato una lettera inviata a tutti i vescovi e gli eparchi del mondo. La lettera serviva a dire che il dibattito sinodale non ha agende, né mete precostituite, e chiunque lo pensi o operi in questo senso non solo è in errore, ma va contro lo spirito del cammino sinodale. Ma anche che i vescovi non sono sminuiti nel loro ruolo, anzi sono proprio loro i garanti affinché il processo sinodale vada a buon porto.
Lettera forse necessaria, alla vigilia delle assemblee sinodali continentali che hanno portato, nella organizzazione, non solo vari dubbi, ma anche tentativi di pressione. Lettera probabilmente ancora più necessaria in vista dell’Assemblea sinodale continentale europea, che si tiene a Praga dal 5 al 12 febbraio.
Perché in Europa c’è un altro cammino sinodale, quello della Chiesa di Germania, che desta non poche preoccupazioni ed è refrattario persino agli ammonimenti di papa Francesco, che non ha mancato sottilmente di indicare una sorta di deriva cripto-protestante (“In Germania c’è già una Chiesa evangelica”, ha ripetuto in più occasioni) e che lo ha anche definito come un sinodo “di élite” nella sua ultima intervista all'agenzia di stampa Associated Press.
È, il carisma dei vescovi, a rischio con questo processo sinodale? Niente affatto, spiegano i Cardinali Grech e Hollerich nella loro lettera, anzi si rafforza il ruolo dei vescovi nel coordinare e guidare il popolo di Dio. D’altronde, il documento di lavoro per la tappa sinodale Continentale chiedeva a tutti i vescovi di riunirsi dopo l’assemblea sinodale continentale. Si chiama assemblea perché, appunto, deve essere rappresentativa di tutti i battezzati, e non può avere solo i vescovi come partecipanti e gli altri come uditori. Si tratta di mettersi insieme, ascoltare, farsi le domande, guardare verso il futuro. Il documento che verrà fuori dall’assemblea sarà inviato di nuovo alle Chiese locali, e da queste alla Segreteria generale del Sinodo, che provvederà a utilizzarle per quello che sarà l’instrumentum laboris dell’assise sinodale dell’ottobre 2023.
I vescovi, però, si riuniranno subito dopo, per discutere di quanto si è ascoltato, discernere e portare i frutti del loro discernimento alle loro Chiese.
Succederà così anche a Praga, tappa organizzata dal Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, l’organismo che riunisce i presidenti di 33 Conferenze Episcopali di Europa, e altri sei rappresentanti di nazioni piccole inglobate in altri organismi di vescovi (Principato di Monaco, Lussemburgo), l’arcivescovo maronita di Cipro e i vescovi Chişinău (Moldavia), dell’Eparchia di Mukachevo e dell’Amministrazione Apostolica dell’Estonia.
In tutto, 39 rappresentanti per 45 Paesi del continente. Ciascuno di loro ha inviato quattro delegati, per un totale di 156 partecipanti. Altri 44 sono invitati direttamente dalla presidenza del CCEE, come espressione delle realtà più rappresentative a livello europeo. A loro, si aggiungono alcuni delegati fraterni di altre confessioni cristiane.
A loro, si aggiungono 390 delegati (dieci per ogni rappresentante del CCEE) che possono seguire i lavori online. Tutto sarà accessibile sempre, nella totale trasparenza e parresia, cioè franchezza, come indicato da Papa Francesco. C’è anche un sito in cui saranno inseriti discorsi e materiali dell’assemblea, lanciato il 30 gennaio: https://prague.synod2023.org/it/
Dal 10 al 12 febbraio, invece, si incontrano i soli presidenti delle Conferenze episcopali, seguendo proprio la richiesta della Segreteria generale del Sinodo.
Cosa aspettarsi, dunque? Il dibattito europeo si preannuncia frastagliato proprio per la natura stessa del continente europeo. A differenza di altri organismi continentali, come quelli dell’America Latina, dell’Oceania, della stessa Africa, le 45 nazioni di Europa hanno tutte lingue differenti, poca omogeneità, e storie che a volte si incrociano e a volte nemmeno si toccano.
Trovare un punto di incontro e una narrativa comune può, per l’Europa, essere un modo anche di cominciare un percorso di riconciliazione, ormai necessario più che mai nel momento che una guerra imperversa nel cuore dell’Europa, in Ucraina.
Questa assemblea, insomma, si colora di molti significati che vanno oltre lo scopo della riunione. Ha luogo, tra l’altro, a Praga, nel 35esimo della Primavera di Praga e della sua soppressione da parte dei carri armati sovietici, in una nazione che è considerata da molti il laboratorio dell’Europa che verrà, dove il 70 per cento della popolazione è non credente.
Alla fine, non c’è da portare avanti alcuna agenda, e nessuno schema pre-costituito. Ma il fatto che i vescovi di Europa abbiano chiesto, insieme all’Unione delle Conferenze Europee dei/le Superiori/e Maggiori (UCESM) una adorazione silenziosa continua alle comunità di vita contemplativa di tutta Europa. Una scelta che è un messaggio, e cioè che sinodo significa, sì, camminare insieme, ma con lo sguardo rivolto a Cristo.