Con la terza settimana si è entrati nel vivo del dibattito
sinodale. I punti caldi da affrontare non mancano. E se n’è avuta eco anche nel
corso del consueto briefing con i giornalisti in Sala stampa vaticana.
Incalzato dalle domande, il patriarca di Gerusalemme monsignor Twal è tornato
sull’episodio del bambino che spezza l’ostia in due per darla al padre divorziato
risposato. «Come vescovi», dice, «siamo stati toccati dall'episodio del
ragazzo che non ha spezzato in due ma in tre l'Ostia consacrata perché c’era
anche la mamma. Questo ci ha fatto pensare che il dramma di chi è escluso dalla
comunione tocca tutti, tocca tutte le famiglie». Se poi questo porterà a
qualche decisione sull possibilità di ammettere i divorziati risposati ai
sacramenti «è ancora presto per dirlo, non siamo arrivati alle decisioni»,
puntualizza Twal.
Che però, come anche monsignor Enrico Solmi, presente al briefing,
sottolinea: «è da vedere caso per caso con il vescovo che è l’ordinario del
luogo e con le conferenze episcopali».
«Questo bambino ci ha parlato», ha aggiunto il
vescovo di Parma e già presidente della Commissione Cei per la pastorale
familiare, «ci ha mostrato la vita autentica, ha scosso l'assemblea, ci ha
arricchito. Il racconto non mi ha sconvolto, anzi ha evocato alcune esperienze
che ho vissuto da prete e da vescovo, mi ha fatto venire alla mente una mamma
adottiva generosa, una signora, che ora ci guarda dal paradiso, che aveva tre
bambini, uno adottato con grandissimi problemi fisici, e questa madre
incontrava altre madri divorziate risposate e diceva loro: io come posso essere
accogliente con te? Le accoglieva. Anche quello è un modo di esprimere
comunione con il Signore, che ha sicuramente l'apice nell'eucaristia, ma è
presente in tante forme nella chiesa».
Dal canto suo l’australiano monsignor Mark Benedict Clerdige, arcivescovo di Brisbane, ha sottolineato che «un
secondo matrimonio solido, con figli educati cristianamente, non è la
stessa cosa che una scappatella in hotel», e ha sottolineato che non c’è
stato un solo intervento che abbia chiesto di generalizzare l’accesso all’eucaristia
da parte dei divorziati risposati. Per i padri sinodali la solidità del nuovo
nucleo familiare è parte del cammino di discernimento. «Il percorso
penitenziale di conversione parte dalla consapevolezza che la misericordia
di Dio ha strade misteriose di riconciliazione», ha aggiunto monsignor
Solmi. «Stiamo analizzando una tematica complessa, da approfondire sotto i
diversi aspetti pastorali, teologici, canonici. E poi offriremo il nostro lavoro
al Santo Padre e sarà lui a indirizzarci in modo certo».
Nessuna conta dei pro e contro l’accesso
ai Sacramenti. Rispondendo alle domande dirette dei giornalisti tutti e tre
i padri sinodali hanno sottolineato che si sta camminando insieme
analizzando la complessità delle cose, ascoltando. «Una domanda così netta
non c’è stata nel mio circolo e non credo proprio che ci sarà», ha tagliato
corto monsignor Twal.